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C’era una volta un asino
Lavorava da mattina a sera,
sempre chino sotto il basto
senza una impuntatura
senza mai un lamento .
un giorno il suo padrone decise di premiarlo
e gli portò nella stalla
due grosse ceste una di profumata avena
ed una di soffice biada
-tiè saziati-gli fece- che te lo sei proprio meritato-
ed andò via.
L’asino non credeva ai propri occhi ,
muoveva le orecchie a destra e a sinistra
senza capirci nulla:
-ok , mangio prima la biada, no forse è meglio l’avena-
e così andò avanti tutta la notte
senza mai sapersi decidere
se mangiare prima una o prima l’altra
Al mattino , quando il padrone entrò in stalla
Per portarlo al lavoro
lo trovò morto stecchito a terra
la testa ancora tesa a metà tra le due ceste
Indeciso anche in punto di morte.
Ecco io sono come quell’asino
Non riesco a decidermi
Che moto prendere , ogni volta che sto per concludere
Qualcosa mi tira indietro
E passo via.
Gli uccelli non sanno a cosa servono le loro ali
ognuno vola e basta,
chi con i grandi battiti degli albatros
chi con il frenetico frinire dei colibrì.
Non si fanno problemi loro
l’uomo invece sì
cerca nello strumento quello che più gli si addice,
e allora :
beati pauperes spiritu
ché una mente semplice richiederà soluzioni semplici
ma una contorta come la mia
non si accontenterà facilmente.
Troppa fuffa avrei detto un tempo,
forse è vero