Non è un forum, non è un portale o un sito è l' embrione di un progetto editoriale, un posto dove parlare delle nostre idee, dove organizzarsi per ralizzarle, e dove condividere con altri le emozioni che queste idee ci regalano.Se tutti i forum si fregiano del titolo di Bar Virtuali, questa realtà vuole essere un brutto garage in fondo al giardino, dove c'è un ferro vecchio, quattro amici e un frigo per le birre.E si parla di moto, di viaggi, di vita.E dove finisce un argomento e ne inizia un altro non è dato saperlo, chè la notte è lunga e quando la birra sarà finita arriverà il Jack-time.




giovedì 30 ottobre 2008

_La pajata mi è andata di traverso





fine di ottobre,
stranamente anche questo mese si sono sedimentati
un numero sufficientemente decente di messaggi
nonostante la latitanza
di molti
soprattutto del sottoscritto .

never mind

è così
malavidas era ed è un piccolo specchio
della vita e dell’anima
forse si sta maturando
forse si sta crescendo
forse dopo tanta malavida
sta arrivando quella buena.

vedremo

intanto la voglia di scrivere ogni tanto riaffiora
sulla punta delle dita
non tanto da straparlare in un editoriale
ma abbastanza per dire quattro cazzate a me stesso
e a chi vuole sentire

le parole sono spinte da immagini
eventi
foto o emozioni
c’è sempre qualcosa o qualcuno che le spinge fuori
le rende visibili e reali

stavolta è stata un a foto di un bellissimo panhead
linkata su un forum ben conosciuto
bello niente da dire
bello e belle le emozioni che esprimeva il fortunato possessore
aveva tutto quella moto ,una vera moto ignorante
peanut
sella sottile
pneumatici old stile
forcella springer
mezzo ape
filtro a phon
SU eliminator II
cambio a mano e frizione a pedale
insomma tutto
tutto quello che si può immaginare e desiderare su un chopperino.

eppure stonava o stonava solo alle mie orecchie
ed una stretta allo stomaco mi lasciava piegato in due
è la sensazione di accerchiamento
di invasione
di intrusione
i chopper una volta erano gli oggetti realizzati da chi li guidava
erano il frutto di uno spirito selvaggio e ribelle
la creatività condensata in ghisa e alluminio
non c’era il choppershop
non c’erano i negozi dove andare e dire mi da 300 kg di chopper
e un paio di fette di bobber,grazie

i chopper erano e basta
i chopper eravamo noi
erano ragazzi che smontavano e rimontavano motori
e motorini per renderli più fighi
per farli andare di più
spesso solo per farli andare.

sono stato contento per quella persona
ha una moto stupenda
e magari è anche una persona “giusta”
uno che ha i gusti giusti, che ama le cose di una volta
etc etc

ma mi ha fatto tristezza
la moto , non lui.

se questo è il mondo dell’old school , se questo è il grande circo
dove come oche agitiamo grassi culi
convinti di stare rivivendo un epoca che non esiste più
convinti di trovare in quei vecchi cilindri ansiosi
la certificazione della nostra realtà
fanculo
non mi ci ritrovo

è sempre così,
trovi un posto ,
una vecchia trattoria lungo una strada di campagna
vecchia e sgangherata
l’oste è un tipo burbero
la moglie in cucina fa solo due piatti in croce
coda alla vaccinara e paliata
sei stanco ti fermi la moto e la tua gola si dividono
la polvere del viaggio
mangi da dio e paghi un cazzo
sei felice, ti senti arrivato in paradiso
ti senti di aver scoperto il nuovo mondo
ti senti perfetto

i mesi e gli anni passano
continui a viaggiare per polvere e asfalto
conosci donne e trattorie
addenti seni e mozzarelle di bufala
ma la vita e il caso ti fanno riapprodare nella vecchia trattoria,
che ora è certificata , ha 5 calici e 8 stelle
ha l’haccp e l’iso
e tavoli di design e tovaglie di fiandra
cristallo e argento a circondare piatti minimali
ed un menù grosso come la bibbia
ed un lista vini lunga quanto una quaresima.

ti guardi in giro , la sala è piena
tutti supermanager che mangiano vaccinara e pajata
si sporcano le mani , ma solo un poco ,
si lordano la camicia ,ma solo un poco ,
giocano
fanno il gioco del “pranzo in cascina”
fuori i cayenne e le mercedes aspettano tranquilli,
stasera si torna a casa
stasera si torna alla vita vera
questa è solo hobby ed ostentazione.

la tua moto è ancora calda ,
mentre la pajata è fredda e schifosa
non c’è scelta non c’è dubbio
riparti

hanno sporcato un pezzo di mondo ancora
lo hanno sprecato
ed un senso di perdita
gocciola giù dall’occhio
e macchia la camicia

PS: ho deciso di attaccare questo scritto anche nel bar di Frank
per amicizia verso di lui
per pigrizia verso di me

venerdì 24 ottobre 2008

_Easy Rider



l'altra sera ero solo in casa e la tv proponeva i soliti programmi demenziali, quindi, senza manco pensarci, ho acceso il lettore e messo dentro il dvd di easy rider.

non so quante volte ho (ri)visto il film. tante. eppure ogni volta mi piace.

non ho voglia di stare a lambiccarmi troppo il cervello sul perche' mi piaccia. mi piacciono le moto, i paesaggi, la colonna sonora, i dialoghi un po' allucinati e sconclusionati.

e mi piace il messaggio.

anche se in un certo senso ogni volta mi fa male, quando sento george hanson (jack nicholson) ripetere che una cosa e' parlare di liberta' ma essere veramente liberi e' diverso.

se guardo attorno a me vedo segnali preoccupanti: casa, mutuo, macchina (per fortuna non mia), rate, ufficio... sono tutte gabbie in cui mi rinchiudo ogni giorno.

non sono libero. non nel senso proposto dal film, per lo meno.

non posso montare in sella e partire per andare chissa' dove e arrivare chissa' quando.

occupo una casellina piccola piccola in un mondo grande grande, ma se mi sposto altre caselline rischiano di andare fuori posto, come in un micro-domino. e allora me ne sto fermo e incasellato.

pero' la cosa non mi pesa, lo faccio perche' so che e' cosi' che deve essere ed e' cosi' che funziona in qualsiasi societa', umana o animale. ognuno ha un posto. ognuno deve avere un compito.

e sono felice cosi', anche della mia mancanza di liberta'. sara' grave?

forse no.

perche' in fondo se ci pensi il caro george una cazzata l'ha detta. wyatt e billy secondo me non rappresentano la liberta', rappresentano l'anarchia. loro sono fuori dal mondo.

questa e' liberta'? secondo me no. e' semplice rifiuto delle regole.

per essere libero alcune leggi e regole le devi accettare, quanto meno quelle che servono a proteggere la liberta' degli altri.

chissa', forse parlo cosi' perche' non sono libero e cerco di dare un senso a questa mia schiavitu', di razionalizzarla. mah... quante menate.

resta comunque il fatto che e' un bel film. e che mi fa sempre venire una gran voglia di fare un giro in moto.

mercoledì 22 ottobre 2008

_Occhiali



vacca porca se mi ci voleva pure questa. ieri sera mentre tornavo a casa vedo un'ombra nera che mi passa sul retrovisore sinistro e in un attimo capisco di essermi giocato gli occhiali.
saltati via come un tappo di spumante.
e visto che siamo a milano e non in qualche cazzo di strada di campagna, nel giro di 3 millisecondi ci sono passate sopra quindici macchine, frantumando le lenti e rendendoli irrecuperabili.
stamattina ho fatto la stessa strada e li ho visti ancora li, abbandonati sul ciglio della strada. semidistrutti.
fanculo.
adesso mi tocca arrangiarmi con la bolla finche' non rimedio una soluzione. solo a pensarci mi viene la claustrofobia.

sabato 18 ottobre 2008

_Guerra


la notte è ancora alta
stanco ,
desideravo riposare
sulle verdi colline del mio amore.
un vecchio pirata
alla fine dei suoi mari.
ma la vita bastarda ha spinto di nuovo
la mia chiglia al largo
non ho ancora diritto di fermarmi
la battaglia si sta avicinando di nuovo
sento tamburi ed arpe celtiche
la mia Itaca dovrà ancora attendere
una sola speranza
che sia l'ultima
e poi
la pace

giovedì 16 ottobre 2008

_Sorry, doveva essere un editoriale


Lo so , è un deja vu, ne ho già magari parlato anni fa
Ne hanno parlato tanti
E tenti ne parleranno ancora,
per cui scuserete la mia demenza senile,
è noto che i baristi parlano spesso da soli
e fanno sempre gli stessi discorsi .
La stura a questa considerazione me l’ha data un trafiletto
Sull’ultimo Motociclismo,
una di quelle lettere al direttore che campeggiano in genere
tra una foto dell’adorato pargolo a cavalcioni su una supersportiva (gli occhi sbarrati come a dire ma checazzocistoafarequa)
e quella della coppia felice o pseudo tale che in abito da cerimonia poggiano le
nubende chiappe su un lucida custom,
insomma in quelle pagine che di solito salto a piè pari..
Ma a volte la noia è tanta
E sarei capace di leggere anche l’elenco del telefono di Bombay.

Bene il trafiletto recitava così più o meno :

-caro direttore ho sempre guidato moto , etc etc , sono un motociclista vero sa?,
ma ora ho comprato uno scooter per comodità, per andarci al lavoro ,sa in città sguscio tra le auto come una biscia, ed ecco che ,nonostante abbia l’abitudine ogni volta che incrocio
un altro motociclista di salutarlo, nessuno mi risponde
nessuno mi si caga.Ma allora è vero che i motociclisti sono dei razzisti nei confronti degli scooteristi? Saluti e baci etc etc-

poche parole che mi hanno suggerito diverse considerazioni :

la prima : ma perché se due proprietari di Fiat Multipla si incrociano sulla tangenziale non si scanalano? Oppure perché se due che indossano la stessa felpa Murphy & Nye se si trovano in ascensore non si baciano ed abbracciano ?Ah già lo spirito motociclistico ci rende tutti fratelli, ma mi raccomando solo quando siamo con il culo sulle nostre beneamate moto , altrimenti possiamo fare quel che cazzo ci pare. Ed anche lì mi immagino che se dovessi salutare tutti quelli in moto e motorino che incrocio nei 60 km di strada che faccio tutti i giorni su Esmeralda bhe avrei il braccio anchilosato oppure avrei rischiato la vita mille volte per l’ovvia distrazione dalla guida.
Ma insomma , il saluto si da non indistintamente a tutti ,perché la generalizzazione stessa lo svilisce e lo svaluta, ma questa è storia vecchia.

Seconda considerazione: in città lo scooter è più comodo , bene è qui che mi rendo conto che IO NON SONO UN BIKER VERO, cazzo non sono mai caduto guidando un Electra su una rotatoria, non avverto il classico sculettamento se passo da un dyna a un softail, e guido il mio NT nel traffico di Verona senza problemi. Mi rendo conto che sono grosse deficienze. Ma cosa vuol dire più comodo? Tra un burgman 600 e un Night Train dove è la differenza di ingombro?
La sensazione è che bisogna rendere l’azione di guidare la moto , più pericolosa di quanto sia , dobbiamo declinare i rischi così da sentirci più fighi quando li affrontiamo . Ed allora giù caschi superintegrali, paraschiena, paraspalle, paracollo, parapalle. E giù di strap on catarifrangenti , di giacche con rinforzi e scarpe dedicate. E’ giusto così, la vestizione , il rendersi catafratti in armature tecnologiche piuttosto che in pelle nera e cruenta, ci rende più estranei agli occhi dei “civili” , e allora cosa importa se in moto ci facciamo si e no casa bar e ritrono , cosa importa se non abbiamo mai superato i limiti di codice, avere le saponette (magari intonse) segnala agli altri che siamo gente che sfida il pericolo , tutti i giorni. E questo vale anche per i signori dark , chaps, giubbotti che stanno in piedi da soli, stivaloni police e casco rigidamente non omologato . Segnali differenti per lo stesso messaggio: SONO UNO CHE AMA IL RISCHIO, PER VIVERE IO CAREZZO LA MORTE. Quante cazzate, ricordo un filmato sui Sinners, finita la moto tutti quanti sciamano fuori dal garage come api impazzite e corrono su una splendida ed affollata Highway, senza tante ciance , senza tanti fronzoli, così come stavano in officina, chi in tuta chi in t-shirt o in gilet smanicato , un baschetto, scarpe da tennis e via.
Perché la moto dovrebbe essere questo
Un estensione delle nostre anime
Un oggetto che completa il nostro corpo
E realizza il nostro spirito

Ok , ho finito di sproloquiare, vado via,
ma ripensandoci mi viene in mente un’altra domanda da afre
allo sconosciuto autore di quelle poche righe:
cosa ti ha spinto a scrivere (a prescindere dal giudizio su cosa hai scritto)
ad uno sconosciuto direttore di rivista?
Cosa ti aspettavi?
Risposte
Vaticini
Sicurezze?

Beato te

mercoledì 15 ottobre 2008

_Come un buon caffè

continuo a pulire il bancone
un gesto apotropaico
e sincopato

osservo i cerchi disegnati dalla mano
sul piano di marmo levigato
lo straccio danza
con il ritmo di un vecchio fred astaire

è così semplice vivere
se lasci che i tuoi sogni
gocciolino giù
da una vecchia macchina da caffè

il sole entra nel bar giù dalla veneziana
e si sdraia sul vecchio pavimento
in righe sottili

poca gente sparsa in giro
appesa a tavoli di formica
la vita può essere bellissima
se lasci che ti viva

martedì 14 ottobre 2008

_Dal Corriere della Sera e non dei Piccoli

I veri leader si circondano di persone motivate e capaci
Per fare prosperare e vivere a lungo un' impresa o un' istituzione, il capo non deve solo saper scegliere ma anche formare i suoi collaboratori, farli crescere. Per riuscirci deve occuparsi di loro, motivarli, metterli alla prova, correggerli, farli tentare di nuovo. Ho visto però molti imprenditori, molti manager e alti funzionari pubblici che invece tendono a concentrare tutto nelle proprie mani. Assegnano ai collaboratori un compito limitato, specifico, gli forniscono solo poche informazioni. E guai se qualcuno allarga un po' la sua visuale, se fa nuove proposte originali, se prende iniziative. Perché agiscono in questo modo? Alcuni lo fanno perché sono dei mediocri, non sanno affrontare e risolvere i problemi, non sanno decidere. Chiacchierano, promettono, rinviano. Non delegano perché temono che i collaboratori possano superarli, sono terrorizzati all' idea che qualcuno di essi possa offuscare il loro ruolo e, domani, usurparne il posto. Invidiano chiunque emerga e perciò lo frenano, lo frustrano, lo paralizzano. Ci sono però anche dei capi che, pur essendo attivi ed energici, non delegano e non insegnano. Di solito lo fanno perché non hanno fiducia negli esseri umani, sono sospettosi, vedono dovunque complotti e intrighi e temono che i dipendenti possano sbagliare e fargli fare cattiva figura. Vogliono attorno a sé solo degli esecutori, non dei collaboratori. Per giustificarsi dicono che non trovano persone capaci, in realtà sottovalutano gli altri e sopravvalutano se stessi. Sono autoritari, vogliono essere gli unici protagonisti dell' impresa, però quasi sempre falliscono perché perdono tempo in questioni di dettaglio e trascurano quelle importanti. Ci sono infine dei capi che non fanno crescere i propri dipendenti perché pensano solo a se stessi. Non gli importa nulla dell' istituzione che governano, del suo sviluppo, del suo futuro, vogliono solo far bella figura e aver successo finché la dirigono loro. Non gli interessa cosa succederà dopo, non vogliono né un continuatore né un erede, non gliene importa niente. Chi si preoccupa allora di fare crescere i suoi, di formarli, di farli diventare dei capi? Solo chi si sente tanto forte da poter aiutare gli altri, solo chi pensa più all' istituzione che a se stesso e si considera uno strumento per orientarla ad inventare cose buone e che durano nel tempo. E comprende che, se si circonda di persone motivate, valide e capaci, alla fine ne avrà meriti e riconoscimenti.


Questo articolo è di Francesco Alberoni , era ieri sul Corriere della Sera ,personalmente non amo molto questo autore,da quando ho letto “innamoramento ed amore” mi sembra sempre che scopra l’acqua calda, e poi mi da fastidio dovergli dare sempre ragione.
Ma questo articolo mi ha colpito , e non per l’argomento specifico , ma per come questo è declinato ogni giorno da tutti noi , in molti momenti delle nostre vite.

Ho conosciuto tante persone che preferiscono essere amiche di chi è poco più che nulla, circondarsi di persone false di gente da poco. Ma questa loro inferiorità, spesso palese, è vissuta come un vantaggio dal leader, perché enfatizza ancora di più il proprio potere, la propria prestanza.
L’amicizia non può e non deve avere nessun riscontro razionale, questo è ovvio, ma se anche avere amici validi significa affrontare rapporti spesso più difficile, più complessi e soprattutto più esigenti, il vantaggio che possiamo avere da amicizie simili è enorme.

Bisogna avere il coraggio di essere “amici”, scegliere il meno è spesso sintomo di un desiderio magari inconscio di non essere veramente amico ,ma di restare separato , di non concdersi di avere sempre un piede sulla riva e l’altro sulla barca.

Quanto spreco ,
essere amico di qualcuno
concedere a qualcuno la propria amicizia
è un’esperienza così grande
che non dovremmo mai farla a cuor leggero.

Bisogna lasciarsi andare
Aver paura
Non aiuta a vivere

lunedì 13 ottobre 2008

_Equivoco



domanda: scusi che ore sono?
risposta: ieri ha piovuto , non ci sono più le mezze stagioni

il mondo è strano
tanta gente parla e dice cose senza senso
convinta di dare le risposte
attese dal mondo

fucktheworld

_La lavasciuga

Con gli anni imparerò
a far scorrere i sentimenti sulla pelle
gocce d’amore
che correranno
senza bagnarmi.

Un refolo d’aria carezza il mio volto
lo segna di rughe dolci
e ricordi amari,
“esmerlada” scivola piano lungo la statale
tossendo tubercolotica
non cerco più fuffa solo vento
per asciugare un anima
ancora fracida

domenica 12 ottobre 2008

_Il bar riapre



una delle canzoni che più mi piacciono del Liga
è quella che ho messo oggi sul blog
BAR MARIO
e quale altra potrebbe essere?

non è solo per il senso agiografico del titolo
ma per il modo incui disegna
personaggi e icone
che sono tanto naif quanto autentiche
mi ricorda "bar sport" di Benni

mi ricorda la mia vita

sono passati tanti personaggi davanti ai miei occhi
tante scoregge hanno gonfiato le vele dei mniei ricordi

"tanto rombo domani ripasserà"

ecco
il Mario del bar
non si arrabbia , non impreca,
è più bravo di me lui

sa che gli stronzi
sono come la pioggia d'inverno
nessuno la ama
ma tutti sappiamo che arriva

ho messo su una vecchia foto della mia moto , in una livrea che ha fatto
ancora meno chilometri del solito
però mi piace.

Quella era la mia moto
tocca che la ricompri prima o poi
per ora
poi

ho cercato troppo la perfezione negli uomini
e nelle cose
ho cercato di mandare sempre tutto troppe bene
ho cercato di fare "filotto" a tutti i costi
invece di andare all'impallo

forse non vincerò mai un incontro
ma resterò in piedi
in quello sono bravo

Il bar è aperto di nuovo ,
il barista è ancora più incazzato del solito
ma ai brutti ceffi che si afafcciano di tanto in tanto
è comunque affezionato

tanto i fighetti di qua non passano.
poco neon
poche patatine
e le sedie sono tutte occupate

venerdì 10 ottobre 2008

_Per un amico ,forse




sono andato a remare in mari dimenticati
ho provato a guardare attraverso la nebbia dell'amicizia
ho seppelito tombe di passioni
ho rimesso vecchie ossa
in carcasse di noia

ma sono tornato
ma ne sono tornato

ho scritto queste parole ad un amico che mi chiedeva che fine avessi fatto
le graffio qui su questo foglio nero come la pece.

ho pensato a lungo di abbandonare questo posto
ho pensato a lungo di rinunciare ad amici veri per non dover sopportare quelli finti
ho pensato a lungo .......

forse non ancora abbastanza
la rabbia che provo è ancora troppa
lo schifo che provo è ancora troppo
c'è odore di merda
in giro per il mondo

ho voglia di cose vere
se deve essere finzione che almeno mi porti soldi e successo
niente amore per me
solo sesso

giovedì 9 ottobre 2008

_Il re guerriero



c'era una volta, in un paese molto lontano, un vecchio re.
dovete sapere che era talmente vecchio da non riuscire quasi piu' ad andare a cavallo per le terre del suo regno, ma in fondo poco importava perche' il suo cavallo era anche esso assai vecchio e preferiva starsene al caldo nella stalla a curarsi i malanni.
il re gli faceva spesso visita e procurava che la povera bestia avesse sempre il fieno migliore e l'acqua piu' fresca, perche' la vecchiaia non gli fosse di peso e potesse trascorrere serenamente i suoi ultimi giorni.
il re amava passare del tempo col suo fido destriero, che tante battaglie aveva vissuto. si occupava lui stesso di ferrarlo e di strigliarlo e se per caso il cavallo doveva essere medicato, non c'era un solo veterinario in tutto il regno che avesse il permesso di avvicinarsi alla bestia!
di quando in quando il re riusciva ancora a montare per recarsi alle riunioni di gabinetto.
era qui che massimamente la sua saggezza trovava impiego e sfogo. il re infatti aveva saputo circondarsi di ministri capaci e fidati, onesti come non se ne erano mai veduti, e sempre pronti a sacrificare il proprio interesse in favore di quello dei sudditi e di tutto il regno. ad ogni riunione, il re ascoltava pazientemente e in silenzio le relazioni di ogni suo ministro, che esponeva anche le proprie idee per migliorare l'andamento delle cose, e solo una volta che tutti avessero terminato di parlare, il vecchio re prendeva la parola per esprimere il proprio pensiero. quanta saggezza e quanta esperienza trasparivano dalla poche e semplici parole del sovrano! tutti i ministri, anche i piu' orgogliosi e sicuri di se, non potevano far altro che approvare i motti regali ed inchinarsi alla grande saggezza della corona.
i sudditi erano felici ed il regno prosperava.
finche' un giorno come tanti altri, il re decise che era giunto il momento di ampliare i confini del regno.
chiamo' a raccolta tutti i suoi ministri ed i capitani d'armi, ed annuncio' loro la decisione, affidando a ciascuno di essi dei compiti precisi. la guerra col vicino principato era gia' dichiarata, non restava che fare un piano di battaglia ed armare gli eserciti.
tutti funrono colti di sorpresa. tanti anni erano trascorsi dai giorni in cui le conquiste del re avevano suscitato gli entusiasmi delle folle, e nessuno certo si sarebbe aspettato che il re decidesse di tornare in battaglia.
e fu cosi' che successe una cosa assai strana, quasi tutti gli uomini che il re considerava tra i piu' fidati, espressero in pubblico il proprio consenso, convinti come erano che si trattasse di una burla. "il nostro sovrano in guerra?" dicevano tra se e se "ma se ormai non riesce nemmeno a montare in sella. figuriamoci quanta possa essere la sua sete di conquista! si tratta certamente di una celia".
ma il re non era mai stato cosi' serio in tutta la sua vita e convinto come era di avere il supporto e la fiducia del proprio gabinetto, gia' andava stringendo alleanze e patti per meglio trarre vantaggio dalla future conquiste.
nessuno sapeva da dove il re avesse tratto questa nuova sferzata di energia e di sete di conquista e nessuno oso' chiederglielo, ma il motivo era semplicissimo: egli si era reso conto di come il suo regno fosse ormai divenuto semplice da governare, ed era certo di poter e dover lasciare una ben maggiore eredita' a suo figlio il principe, ormai prossimo alle nozze.
i preparativi per la guerra furono lunghi e non facili. il re dovette anche separarsi dall'antico destriero che ormai non avrebbe potuto sostenere l'urto della battaglia, in favore di una giovane cavalla nervosa che mal reagiva agli imperiosi comandi del sovrano.
i giorni passavano, ed ogni tramonto portava un'amara sorpresa: i ministri, che prima apparivano cosi' fidati, si defilavano ad uno ad uno, rimettendo il proprio incarico nelle mani del re, poiche' essendo (dicevano) uomini di pace mal si sarebbero adattati a governare un paese in guerra.
dopo pochi mesi dal suo annuncio trionfale, quasi nulla era rimasto del gabinetto reale. tutti, ad eccezione di uno sparuto gruppo di cavalieri, avevano abbandonato i propri incarichi non appena si erano resi conto che la decisione del re era quanto mai ferma e concreta: egli intendeva davvero muover battaglia verso nuove terre e gloriose conquiste.
povero vecchio re, sentiva dentro di se una forza rinnovata ed un'energia incredibile, e ciononostante era ormai certo della disfatta.
il giorno stabilito per la battaglia, l'alba colse il sovrano in sella alla sua cavalcatura, ormai perfettamente domata, ritto e intrepido di fronte al confine.
gli eserciti nemici, che avevano saputo delle defezioni e che erano quindi certi del fatto che nulla sarebbe accaduto, non si erano nemmeno curati di presentarsi all'appuntamento e questo forse piu' di ogni altra cosa feriva l'orgoglio di combattente del vecchio re.
mentre rifletteva sul da farsi col viso rigato da lacrime di rabbia, senti' alcuni cavalli avvicinarsi da est e voltandosi, riconobbe i cavalieri che gli erano stati fedeli fino in fondo.
"andate" disse il re quando questi lo ebbero raggiunto. "non vedete che ormai tutto e' perduto? non ci sara' battaglia ne' conquista ne' gloria qui oggi, ed i nostri confini non si amplieranno di una sola spanna".
i cavalieri, come un sol uomo, si tolsero l'elmo, scesero da cavallo ed avanzarono verso il confine, superandolo di un passo soltanto.
poi uno di loro si volse indietro e disse: "venite maesta', torniamo a palazzo. come vedete il mondo lo si puo' conquistare anche un solo passo alla volta"

mercoledì 8 ottobre 2008

_Che stanchezza


La stanchezza è un fatto puramente mentale.
Passo giornate in mezzo alla giungla di mille piccoli problemi. Combatto quotidianamente con mille allerte e mille attenzioni accese. La mente non stacca un attimo.
Concentrazione e attenzione sempre ai massimi livelli.
Prontezza e riflessi reattivi ad ogni domanda e ogni domanda necessita di una risposta veloce e precisa.
E alla sera sei stanco.
Quella stanchezza che ti fa chiudere gli occhi appena arrivi a casa .
Il tempo per levarti le scarpe , la giacca e poggiare la borsa prima di stendersi pigramente sul divano.
Accendi la tele , per un pò di chiasso e ti abbandoni.
Palestra , allenamento , il bucato , la cena non esistono più.
Esiste solo la tua testa che si allegerisce. Esiste solo la tensione che si allenta e ti fa chiudere gli occhi.
E dormi e sogni mentre la tele urla programmi insulsi e mentr fuori le ombre hanno già sostituito le luci del giorno.
Stanchezza . Non quella benedetta stanchezza fisica . Quella dei dolori muscolari .Quella della schiena a pezzi.Quella benedetta stanchezza che con una dormita e un pò di riposo , leggermente spariscono .
Quella meravigliosa stanchezza di chi guida un furone tutto il giorno o scarica casse con un muletto .Quella stanchezza che , nel week end , tra un pizza e un cinema è solo un ricordo.

La mia stanchezza non mi abbandona mai.
Allenta i miei riflessi.
Inibisce tutti i miei entusiasmi.
Mi fa sembrare tutto estremamente pesante.
Prendere la moto ...che fatica!
Andare a cena fuori...che fatica!
Vestirsi per uscire ...che fatica!
Fare qualsiasi cosa...che fatica!

Nessuna pulsione.
Nessuna reazione.
Solo stanchezza.