Non è un forum, non è un portale o un sito è l' embrione di un progetto editoriale, un posto dove parlare delle nostre idee, dove organizzarsi per ralizzarle, e dove condividere con altri le emozioni che queste idee ci regalano.Se tutti i forum si fregiano del titolo di Bar Virtuali, questa realtà vuole essere un brutto garage in fondo al giardino, dove c'è un ferro vecchio, quattro amici e un frigo per le birre.E si parla di moto, di viaggi, di vita.E dove finisce un argomento e ne inizia un altro non è dato saperlo, chè la notte è lunga e quando la birra sarà finita arriverà il Jack-time.




giovedì 27 dicembre 2007

_Natale



Probabilmente uno degli argomenti più gettonati oggi è il Natale. Sui blog, al telefono, per email, davanti alla macchina del caffè, ovunque ci saranno milioni di persone che discutono su come sia andato il Natale, su che cosa abbiano fatto, visto, sentito o mangiato e sui regali fatti o ricevuti. E inevitabilmente si tirano le somme.

Da una parte, schierati in buon ordine, i Natalisti, convinti sostenitori di questa ricorrenza e pronti a difenderla a spada tratta, dall’altra i Detrattori che con la lingua intinta nel vetriolo già sparano a zero su tutto e su tutti.
Insomma da una parte abbiamo il Charro, che dalle pagine di strangelife (http://www.strangelife.it/) sostiene che in questo giorno tutto sa di buono, e dall’altro il Parodi che sul suo blog (http://www.threepercenters.it/) trancia giudizi al napalm e non salva niente e nessuno.

A pensarci, io mi sento un po’ a metà strada. Forse sarà l’effetto del “Ma-anchismo” di Veltroni, però trovo che entrambe le posizioni abbiano qualcosa di vero e qualcosa di sbagliato. Il Natale è una festa consumistica, ma anche un giorno speciale con dentro un pizzico di magia che gli altri 364 giorni manco si sognano.

Io tutti gli anni mi sforzo di limitare al minimo l’aspetto consumistico e di aprire il gas sul lato magico e, forse perché a 35 anni ancora credo fermamente a Babbo Natale, o forse perché ho tre figli piccoli che praticamente non chiudono occhio dal 23 dicembre e ogni 2 secondi ci chiedono “ma Babbo Natale passa stanotte?”, mi sembra di riuscirci.

Insomma, non ho problemi ad ammettere che questo Natale me lo sono goduto! Non ho speso una fortuna in regali, e li ho fatti solo alle persone a cui tengo veramente… e nemmeno a tutte, perché con gli amici veri da tempo abbiamo deciso che l’unico regalo che conta è stare assieme. Non ho fatto gli auguri a nessuno e non ho risposto agli SMS, però ho stretto la mano a tutti quelli a cui tenevo davvero.

Ho cercato un equilibrio tra il Charrismo e il Parodismo. Ci sarò riuscito? Non lo so. Però me la sono goduta.

E adesso mancano solo 365 giorni al prossimo Natale.

Filippo
p.s. non ho sbagliato il conto: il 2008 è bisestile!

domenica 23 dicembre 2007

_Non si guardano i cartelli della vita

oggi ho provato ad avviare la mia moto

ho scalciato per quasi un quarto d'ora

davanti al box

niente electric start

solo pedale



tanti tentativi vani e tra uno e l'altro

un moccolo tirato ma sottovoce,

che a Natale manca poco



e poi di colpo senza nessun preavviso

uno scoppio come di petardo

e via subito l'altro

in una canzone bassa che ti prende nello stomaco



orgoglio di titano

e poi il ritorno



due colpi di gas a convincermi che ce l'avevo fatta

e una macchia d'olio che si allargava veloce tra i miei police

a farmi ritornare con i piedi

per terra



se ogni traguardo

è anche linea di partenza

la vita va vissuta in ogni istante

come una strada di collina di cui apprezzi

le curve ed il paesaggio fottendotene

da dove parte e dove arriva






venerdì 21 dicembre 2007

_Fermata d'autobus


Se scendi dalla corriera
non risali più
che la tua fermata sia all’angolo della fifth avenue
o lungo una statale solitaria
se scendi dalla corriera
non risali più
non importa la fermata
o da quale linea sei sceso
se scendi dalla corriera
non risali più
devi aspettarne un altra

_Sympathy for the Devil


Please allow me to introduce myself
I’m a man of wealth and taste
I’ve been around for a long, long year
Stole many a mans soul and faith

Ma dove sta scritto che uno a Natale deve essere più buono? Vabbè, è una festa importante per il modo cristiano, però a rigore di logica (così ci insegnava il prof di religione) è più importante la Pasqua.
Ok, ci sono i regali per i bambini, ma anche qui (considerazioni anticonsumistiche a parte) a ben guardare sarebbero da preferire i compleanni, in cui festeggi tuo figlio/a e solo lui/lei e non tutti i bambini del mondo.
Resta il fatto che sia il 25 dicembre, quando tiri le somme dell’anno passato e guardi a quello che sta per arrivare…. No aspetta… per quello c’è già Capodanno.
E allora, festa Cristiana a parte, che cos’è il Natale. E soprattutto perché devo sentirmi buono?
Io mi sento esattamente come ieri. E l’unica sensazione differente che proverò il 26 sarà una maggiore pesantezza di stomaco per tutte le abbuffate con amici e parenti.

Mi devo preoccupare?
Sarò mica il protagonista della canzone degli Stones? Beh, se così fosse… have some sympathy and some taste!
Filippo

mercoledì 19 dicembre 2007

_Ninna nanna


ninna nanna
ninna nanna
in un giorno di dicembre
poche cose nella mente

una lacrima nel cuore
ti riporta un vecchio amore
il sorriso di chi hai intorno
ti concilia con il mondo

e se il cielo oggi è sereno
e il paesaggio più che ameno
del percorso della vita
non rallenta la salita

e in un angolo dell’animo
resta un sogno forse l’unico
polveroso e un pò ammaccato
un sedile rovinato .
uno shovel malandato

e poi tu e il tuo grande amore
due vecchi e avanti il mare

martedì 18 dicembre 2007

_Auguri di ghisa


ieri notte il solito freddo nel box, le solite chiavi sparse per terra
e la musica di Cash ,e il jack ,e la moto smontata
c'eravamo tutti ieri notte,
poi il letto e il pensiero del nuovo giorno
e dei km sotto le chiappe
stamane nel garage: primo scatto della chiave
il motorino non gira ma già lo sapevo
dovrò sistemarlo prima o poi, fanculo.
primo calcio , silenzio
secondo calcio , ancora silenzio
e poi pedala e pedala,manco fossi Bartali sul Turchino,
fino ad essere esausto .
niente il vecchio shovel non vuole saperne
mi sono seduto un attimo su una sedia
l'ho guardato , ho preso il bicchiere con ancora mezzo jack
residuato della notte prava
l'ho ingollato d'un colpo
era caldo come piscio,
merda.
poi mi sono alzato e mi sono avviato al lavoro
nella mia multipla celeste .
è come quandola tua donna non te la dà,
e tu resti a pensare : forse non aveva voglia
forse non sei stato capace di fargliela venire
forse non era semplicemente il momento
ma questo non cambia l'essenza del tuo sentimento
lei è là e l'ami anche se non ci fai l'amore
ho dato un ultimo sguardo al mio ferro
non ero arrabiato ,non ero triste
gli ho fatto un sorriso e ho pensato "auguri vecchio, buon natale"
mi ha guardato
con un faro azzurro
come un lago di montagna
buon natale a tutti voi

venerdì 14 dicembre 2007

_L'emozione

emozioni
come fiumi in piena
sulla pelle del cuore.
le ho cercate in giro per mille strade
le ho cercate scavando nella polvere e nel sale,
le ho cercate lasciando che il vento scavasse nuove rughe
le ho cercate
sempre

poi nella bruna di un mattino qualunque
una mano di bimba mi saluta da un balcone
un viso addobbato di occhiali colorati
mi sorride allegro nel freddo
-ciao papà,buon lavoro-

il cuore mi scoppia e tutto scolora
l’unica emozione che vale cercare
è già a portata di una mia carezza
a scavare ancora
scaverei la mia fossa

giovedì 13 dicembre 2007

_O'scarafone


le mie perplessità su destino dellla mia moto
le ho già scritte troppe volte.
la vendo
non la vendo
qualunque decisione sarà
dolorosa
gli affiancherò qualcosa di diverso
lo so ,ne sono convinto
l'ho scritto e lo confermo
a me stesso
più che a voi.
Però l'ultimo cambiamento volevo congelarlo in una foto,
il mustang nero la posto del peanut fiammato
il drag bar al posto dell'ape.
spiegarne il motivo non è semplice,
e forse non è nemmeno importante.
Quella moto
disegna la mia anima,l'ho sempre pensato
ed oggi sentivo il bisogno di abbassare il profilo
la mia moto ora è solo un vecchio shovel
tutto nero e un poco arrugginito ,
niente più metalflake,nè glitter ,
e le mani ora sono basse
così che lo sguardo correrà poco davanti la ruota
non più verso grandi orizzonti ,
non ho voglia di difendere un territorio
preferisco cercare
pascoli più verdi
un poco più in là.
Il vecchio shovel resterà a lungo nel mio garage spero
magari sotto un plaid consunto ,
un sogno di ghisa ,in un mare di ovvietà,
l'unica moto degna di sopravvivermi .

mercoledì 12 dicembre 2007

_L'odio


non mi capisci ,
ti odio.
non mi faccio capire
mi odio

il vento mi segna
di nuove rughe il cuore
ed una lacrima scende
sul mio amore

martedì 11 dicembre 2007

_Dust in the wind


Un mulinello di vento all’angolo di quell muro .
Un mulinello di pezzi di carta , foglie secche e polvere in balia del vento.

Osservo quel mulinello . Impotenti foglie secche , particelle di vita , arrese alla forza che le sovrasta.
Osservo la rassegnazione con la quale affrontano il loro destino.

Il vento è tagliente in questa mattina d’inverno . Il sole non riesce a scalfire la patina di freddo gelato che copre ogni cosa. Copre tutto e tutti.
La limpidezza del cielo è quasi imbarazzante in questo viaggiare a testa bassa.
Il cielo di un azzurro vivace è spettacolo ignorato . Spettacolo di luce sprecato verso spettatori che camminano a testa bassa , la testa nelle spalle , le mani in tasca .

Una domenica d’inverno . Come tante . Come ce ne sono state molte. Una di quelle domeniche che precedono il Natale. Una di quelle domenica dove devi , per forza fare qualcosa.

Cammino . Lento . Rivolto verso il sole . Anacronistici occhiali da sole a scrutare in alto . Sfidando il vento.
Cammino e osservo questo agitarsi di folla e di mezzi.
Auto , persone tutti in turbinio frenetico.
Provo a levare l’audio . Provo a tapparmi le orecchi per non sentire il rumore di sottofondo , Sottofondo di voci , di grida , di clacson , di motori che sbuffano fumo bianco , di suoni.

Provo a levare l’audio e tutto assume una dimensione diversa. Ovattato nella mia oasi di silenzio tutto appare ridicolo , anomalo.
Le persone che incrocio muovono le labbra , ma non parlano , non dicono niente . Sono figure senza dimensione , senza anima , senza significato.

Tutto perde di significato.
Tutti in un agitarsi frenetico . Girare in tondo . Rincorrersi . Come foglie secche nel vento.

Sono tutti in un gigantesco mulinello che li fa girare il tondo senza una meta precisa. Attori diligenti di una austera regia .
Siamo così. Polvere nel vento. Coinvolti in qualcosa a cui non ci possiamo ribellare .
Spinti da qualcosa più forte e più grande di noi. Che ci sovrasta . Che ci condiziona . Che condiziona le nostre scelte.

Siamo obbligati a seguire la corrente . Quella del vento . Senza possibilità di ribellione.

Siamo polvere nel vento . Nel vento prigioniera.
Siamo polvere nel vento . In attesa che il vento si calmi. Per fermarsi un attimo . Per riflettere. Per capire dove siamo finiti.

Riaccendo l’audio e mi ritrovo nella vita reale. Le voci e i rumori mi ridanno un senso .
Questo film riprende una sua reale dimensione.

Cammino nel vento tagliente e volutamente mi ritrovo a camminare sul bordo della strada. Dove l’asfalto finisce e una striscia sottile di terra ne prende il posto.
Cammino volutamente sulla terra . Calcando il passo . Spingendo con i piedi.
Questa mia irresponsabile volontà di lasciare un’orma nella terra . Questa presunzione che rimanga un passaggio di me .
Illusione forse vana. Il vento insensibile , si affretta a cancellare quanto di forza avevo impresso. Cancella il mio passaggio con la polvere nel vento.
Mi giro indietro sorrido . Del mio passaggio nessuna traccia…..ma per questo perché dovrei perdere la speranza ?

_Doveri aziendali




11 dicembre, visita del supermegaboss. Tutta l’azienda in tiro, ottoni lustrati a dovere, tutti eleganti, grande sfoggio di dati numerici per mostrare i progressi fatti da inizio anno, rinfreschino d’ordinanza predisposto per l’occasione…. E a me tocca il compito di andarlo a recuperare all’aeroporto. Quindi stamattina mi armo di pazienza, metto da parte casco e giaccone invernale e rispolvero il soprabito che non mettevo più dal 2003.
Scendo in box e lancio uno sguardo colpevole alla moto.
Lei ricambia sprezzante e sembra dire “bravo, bravo… tante promesse e poi… alla prima occasione te la fili in macchina”.
Non ho il coraggio di replicare.
Salgo, accendo, parto.
E inizia il calvario.
Hai voglia di abbassare il vetro per sentire un po’ d’aria o di allungare il collo per capire se ci siano spazi in cui infilarsi tra i due muri paralleli di auto: non c’è scampo. Bisogna bere l’amaro calice fino in fondo.
20 minuti per fare i 3km che separano casa e ufficio, alla fantastica media di 9km/h. altri 20 minuti per trovare parcheggio.
Scendo già bello incazzato ancora prima che la giornata cominci. Vado in ufficio, accendo il PC e controllo i messaggi in attesa di ripartire per l’aeroporto e subito l’occhio cade sull'email del supermegaboss che dice “sorry ma mi hanno ritardato il volo quindi non ce la faccio a farcela”.
Tutto rimandato a gennaio.
Ma dico: passi per le analisi, per i dati macinati, per tutto il lavoro fatto e le ore spese a preparare una riunione che non c’è…. Ma non esiste un’indennità di servizio per chi è costretto ad andare in macchina nel traffico di Milano????
Filippo

lunedì 10 dicembre 2007

_Fate Morgane




strade che s incrociano
strade che si separano
sono sempre e solo strade
che vanno percorse
non solo sognate.

solo asfalto e polvere
sollevata dalle nostre scarpe
che si deposita piano
e si addormenta lenta.

strade che restano uguali
dopo che siamo passati,
rombando con le mani al cielo,

le strade restano uguali,
sono i nostri occhi
che inventano ingannevoli
fate morgane

le strade sono solo il titolo
noi siamo
la canzone

venerdì 7 dicembre 2007

_Piano piano buono buono


tra pochi giorni concluderemo il primo anno di Malavidas,
ero partito in questa avventura per disperazione
e mi sono fatto più male di quanto pensassi.
Piano piano , lenti lenti
abbiamo scritto parole,
le abbiamo pesate più che misurate,
spero.
In questo posto ci viene poca gente
magari siamo sempre noi che ci affacciamo
e ci leggiamo addosso,
credo vada bene lo stesso .
Per me questo posto ha significato tanto,
significa tanto,
è stato come un vento che ha scosso la mia anima
ed ha fatto cadere
le foglie inutili.
Una piccola zattera in un oceano di parole e pixel
forse mi ha salvato la vita,
sicuramente me l'ha cambiata.
Non so per voi
ma per me ne è valsa la pena
yeah!

giovedì 6 dicembre 2007

_Voglia di scherzare


dice “fatti un rigido”
dice “perché?”
dice “don’t ask son” e lo dicono con quell’aria di chi sa cose che tu non arriverai mai a capire nemmeno campassi mille anni. E allora tu zitto zitto ci pensi, rimugini, fantastichi…. E non ti rendi conto che un rigido ce l’hai già in box. E lo monti praticamente da quando hai cinque anni e il figlio dei vicini, più grande di te di qualche anno, ti ha insegnato ad andare senza rotelle.
Allora pensi: calma. Ragioniamo. Caffè, Toscanello e sediamoci comodi che qui la faccenda si fa complicata.
E inizi a scavare tra i ricordi….
Dunque, io col mio “rigido”, anzi coi miei rigidi (perché ne ho cambiati, sfasciati e consumati un bel po’) ho fatto una quantità di chilometri che al confronto i Mongoli di Gengis-Khan sembravano dei mezzemaniche che non schiodano mai il culo dalla sedia. Ho percorso strade e stradine di ogni tipo. Pianura, mare, montagna, lago, asfalto, sterrato, un po’ di tutto. E che cosa ho imparato?
Beh innanzi tutto che un telaio rigido a più di 90 kmh garantisce la stessa governabilità ed aderenza di una palla di vetro unta di grasso di foca e lasciata andare su una superficie di ghiaccio mentre c’è il terremoto.
Ho anche notato che dopo i primi 50-60km alla vista di una buca le mani e la fronte si bagnano di sudore, senti un brivido freddo lungo la schiena e inizi a pensare “….zzo i cerchioni! ‘fanculo i cerchioni qui mi gioco il cambio….’fanculo il cambio adesso ci rimetto i polsi…’fanculo i polsi qui saltano via le pal…” – BUCA!
E se per caso ti trovi su un tratto di sterrato va anche peggio. E quando hai la sorte (madre o matrigna non si sa, ma sempre sorte è!) di nascere in Umbria (il Cuore Verde dell’Italia, ci insegnavano da piccoli a scuola…mah…) con lo sterrato ci devi fare i conti a pranzo cena e colazione. Ed è sterrato vero (mica quella roba finto-rustico che i cumenda mettono attorno alle ville pagandola a prezzo d’oro e selezionandola in modo che non faccia troppo casino perchè vabbe essere chic però il ghiaino non deve mica rompere troppo gli zebedei!), che quando ci passi sopra a 20kmh fai un polverone che sembra di essere nel Sahara durante una tempesta di sabbia, e ci sono dei sassi che sembrano i fiordi norvegesi praticamente ovunque e il tuo rigido ti concede il piacere di contarli tutti: ogni sasso una vertebra… toc! E via il coccige, ri-toc! E salta l’osso sacro! Ri-ri-toc e comincia il ballo delle lombari!! E poi su fino alle cervicali ché quando arrivi lì è come se qualcuno stesse suonando le maracas col tuo capoccione e se ce la fai a tornare a casa tutto intero sei pronto per il diploma di fisioterapista, ché ormai conosci per nome e soprannome ogni tua giuntura, legamento e osso.
E allora ti alzi. Butti via il bicchierino del caffè e il mozzicone di Toscanello. Ti avvicini al tuo rigido (che continui a usare quando puoi per venire in ufficio perché è pur sempre un vecchio amore, il primo a due ruote), le dai una pacca affettuosa sul sellino (vacca, che manco lì ci mettono due cavolo di molle!) e sussurri, senza farti sentire dal gruppetto di gente là in fondo col giubbottone di pelle: meno male che ha casa ho un softail!
filippo

mercoledì 5 dicembre 2007

_Scoperta


solo gli stupidi non cambiano idea.


oggimigiràcosì

fanculoamestesso

lunedì 3 dicembre 2007

_Pennellate


Un’altra donna scivola fuori dal letto disfatto
ultimo grano di un rosario
fatto di seni e fianchi
e cosce e labbra .

Grani legati insieme da un filo di dolore.

Vernicia pure la casa fratello
chè il marcio nei muri resterà.

Ho bisogno di una moto più veloce
per poter scappare meglio
dal mio mostro,
e alcool in corpo
per farla correre

Dietro me le donne
come calce su templi imbiancati
sbiadiscono
i segni incisi sui muri
della mia anima

l'amore non si può dimenticare

giovedì 29 novembre 2007

_Aquilante

qualcuno forse ricordera’ il dialogo tra Brancaleone-Gassmann e la Morte, in cui la seconda da’ appuntamento al primo dicendo “Io saro’ la’ tra minuti dieci. Procedi” e Brancaleone risponde “Dieci minuti? Col caval mio Aquilante? Facimo in fra un’oretta…”.

Ho sempre pensato alla mia moto come ad una sorta di versione meccanica di Aquilante, la “mala bestia”, che andava sempre dove lui decideva e non dove il cavaliere voleva condurlo, e ci andava alla velocita’ a lui piu’ comoda, indipendentemente da quanta premura di arrivare avesse chi era in sella.

Eccola qui la mia moto. Con un avantreno che nessuno sano di mente usa da piu’ di mezzo secolo e con dei freni che andrebbero bene per una mountain bike.

Va detto che io ci ho messo del mio. Ho aggiunto un ape-hanger su una moto che stilisticamente richiederebbe una beach bar extra-larga. Ho messo i terminali turn-down, alla faccia di tutti quelli che continuano a dirmi “sai sulla tua ci vedrei meglio i fishtail”. Ho mischiato stili, epoche e soluzioni tecniche.

Insomma, se possibile l’ho resa ancora piu’ stramba, anacronistica e rattoppata di quanto gia’ fosse. Ed a me piace cosi’. Non e’ una show-bike e di sicuro non mi posso permettere pieghe ardite (quei cavolo di turn-down grattano che e’ un piacere!) o staccate sportive (capirai, col mio freno davanti e con la tenuta dell’avantreno…) pero’ mi porta dappertutto. Proprio come Aquilante che, recalcitrante, lento e testardo, porta Brancaleone fino in Terra Santa.

Forse l’unico “filo conduttore” del caval mio Aquilante, e’ quello di non avere un filo conduttore. Non c’e’ una precisa linea stilistica. Non e’ un chopper, ne’ un bobber, ne’ altro. Non e’ niente. E’ una moto e basta. Proprio come l’Aquilante del film, che per tutto il tempo resta solo un cavallo di cui non si capisce nemmeno il colore, figurarsi la razza.

mercoledì 28 novembre 2007

_V8 engine.................


Muscle car…..

Inevitabilmente , chi ama le Harley o le moto di “carattere” in genere , siano esse italiane , americane o giapponesi , chi ama , dicevo , questo tipo di moto , inevitabilmente prova una inspiegabile attrazione per le muscle car.
Non si capisce perfettamente , quale sia il detonatore che innesca questa esplosione .
Non si quale sia ma , forse , è questa esasperata passione per la meccanica pura .
Per la meccanica intesa come , capacità di mettere le mani su un motore.
Per la meccanica essenziale .
Per la chiarezza in cui si capisce un motore come è fatto .
Per l’imponenza di questi cofani a due piazze dove ci si dormirebbe senza problemi.

Dodge Charger , Ford mustang , Chevrolet Chevelle evocano , strade polverose e road bar sperduti.
Cosi come il sogno di libertà che si assapora in moto , faccia al vento , liberi da schiavitù comportamentali , alla stessa stregua ,una muscle a finestrini aperti e con una cassetta di Johnny Cash , evoca , dicevo , alla stessa maniera , la conseguente , meravigliosa , sensazione liberatoria.

Affrontare la strada casco jet e gilet smaniato , con il rombo delle trumpet nelle orecchie , non è dissimile dalla visione di noi stessi seduti al volante , gomito fuori dal finestrino , intenti a sorseggiare una birra mentre scrutiamo un orizzonte monotono e solitario e solitario , orizzonte scrutato attraverso le lenti dei ray ban.

Meccanica pure dunque . Ipertrofiche cilindrate dai consumi improponibili . Carrozzerie come transatlantici e come transatlantici altrettanto pesanti.
Design scarni , degli anni 60 e 70 . Essenziali , pur essendo quegli anni , anni di svolta nell’evoluzione dell’industrial desing.
Erano gli anni d’oro per tutto quello che era puro stile , dalle ville di Frank Lloyd Wright , alle opere di arredo urbano di Alvar Aalto e del Bauhaus berlinese.
Nelle auto e nelle moto , le migliori e affascinanti proposte di stile che , ancora adesso , difficilmente sono raggiungibili per impatto e innovazione.

Lo ammetto , non ho saputo resistere . Ho ceduto anch’io al fascino del V8 . Certo ho dovuto mixare possibilità e necessità ,non estremizzando il modello e le prestazioni , ma la sensazione di sedersi al volante , girare la chiavetta e sentire vibrare tutto l’abitacolo al primo colpo di gas , è una sensazione da far venire i brividi.
Stessa identica sensazione , che mi prende quando , dopo una decina di calci sento partire il mio pan , tossendo benzina deposta e svegliandosi da sonni in silenziosi garage. Stesso sorriso ebete a occhi chiusi , beandosi di una sinfonia di suoni cattivi , prodotta da strumenti musicali di una concezione molto diversa , da quella a cui siamo abitati.

Premere il gas e sentire dal cofano quel rombo inconfondibile che fa girare la testa ai passanti da un senso di potere a cui , anche noi comuni mortali lontani dalle competizioni della vita , non riusciamo a farne a meno.
Vedere il cofano vibrare è una sensazione che può provare solo chi è malato di meccanica , solo chi è maniaco dell’esagerazione , solo chi ancora riesce a fare a meno dell’elettronica e delle silenziosità da salotto delle auto moderne.

Deve essere questa mania di evadere .
Di idealizzare ed idealizzarsi in qualcosa e qualcuno che non siamo.
Dio volere trovare a tutti i costi una scusa , per rifugiarsi in luoghi senza tempo.
La moto come l’auto semplici macchine del tempo che ci proiettano indietro , non tanto temporalmente , ma sensazionalmente .
La moto e l’auto due universi paralleli dove scappare quando il mondo reale è troppo reale per essere vissuto.

lunedì 26 novembre 2007

_Consapevolezza



non volevo essere compreso
troppo "orso" ed egocentrico
per desiderare applausi o pacche sulle spalle.
Yamaha ,Honda,Bmw o Ural
sono solo semplici nomi ,
ma tanto quanto Harley Davidson.
L'idea di prendere un'altra marca
quello era ciò per cui invocavo coraggio.
Rinchiudersi dietro le sbarre fatte dalle lettere H e D
rende spesso prigionieri
in nome di ciò che chiamiamo libertà.
Mi dicevo :
se libertà è andare in moto , come può
esserlo chi non ci và?
e come può esserlo solo chi va su un certo "ferro"?
Perchè andare su uno scooter è meno "liberatorio"
che andare a cavallo di un vecchio bicilindrico ?
Perchè ?

E nel pensiero ho voluto ritrovare il desiderio
che da ragazzino mi faceva sbavare
dietro le moto di chi ,un lustro più grande di me,
aveva già la fortuna
di poterle cavalcare.
Una moto valeva l'altra
ed una era più bella e desiderabile di quella precedente,
semplicemente perchè erano:
MOTO ,
erano tutto ciò che io desideravo :
mettere il sedere su quel ferro
e correre su strade piene di curve e paesaggi,
Nel tempo il mio desiderio si è forse confuso
e la forma di quelle moto la tecnologia di quei motori
ha preso il posto nei ricordi
dell'oggetto stesso in quanto tale,
della moto come "mezzo" per realizzare semplicemente
il mio desiderio.

Ecco il coraggio cui pensavo mentre graffiavo lo schermo era questo :
il coraggio di tornare a pensare come facevo 30 anni fa ,
di tornare a sognare
non il ricordo di una giovinezza ormai passata
ma l'oggetto di un desiderio che ancora
oggi agita
i miei sogni
suerte













venerdì 23 novembre 2007

_Coraggio



si torna a parlare di moto
si torna a parlare di vecchi sogni
qualcuno mi ha tirato le orecchie
troppo miele sopra i tasti
troppa fuffa tra le righe.
ha ragione

i cicli si aprono
i cicli si chiudono

l’emozione di correre nel vento resta
e quando il sogno di farlo
diventa più importante
dell’azione

allora qualcosa non va
qualcosa non quadra
conterò fino a dieci
forse fino a cento
prima di acquistarla

ma non so perché oggi
mi sento più vicino a questa
che non al mio shovel

a cinquant’anni
devo ancora capire molte cose
di me stesso

mercoledì 21 novembre 2007

_Il cuore spaccato


L’amore
Come melassa calda cola sul cuore
sulle tue frattaglie confuse,
e soffia aria fresca nei tuoi polmoni.

Solo per pochi istanti
ma valgono una vita

E il pericardio non può reggere
e si spacca ,
come una cozza.

martedì 20 novembre 2007

_Serendipity


I nick che hanno riempito lo schermo
negli ultimi anni
sono scomparsi .
Scorro la lista ordinata per numero di messaggi
mi sembra di guardare un epitaffio.

La mia Spoon River

Dietro quei nomi c’erano carne e sangue
e idee ,tante.
Quelle persone sono ancora in giro
ma i loro avatar oramai sono vuoti graffi sullo schermo
come esoscheletri di pallidi coleotteri
ricoprono il video .

Ognuno sta vivendo avanti la sua vita
abbiamo deciso di non sognare più
di spegnere l’empatia ,abbassare il volume delle nostre anime

Parliamo di questo e di quello
ma le nostre voci non fanno più coro
ci siamo trovati per caso
per caso ci siamo persi
ora inseguiamo altre passioni percorriamo altre vie
per calli e campielli spingiamo la quotidianità

serendipità
torneremo a suonare insieme
forse no ,la musica è cambiata
ma le note
si sentono ancora.

lunedì 19 novembre 2007

_La pelle


La malavida
porta in sé la sua stessa nemesi
quando ne fai vestaglia
e ti camuffi al mondo
abbigliandoti
come un nero istrione.

E solo nel coraggio di lasciarla a terra
trovi la forza
di riprendere la via
per raccontare storie
per raccontarti vita.

Cambiare pelle come un grasso serpente
lasciarla lì appesa sullo schermo
a monito e totem di ciò che eri .

Come un vecchio metronomo
il tuo cuore batte oggi al ritmo di allora
lo strumento è il tuo
lascia che suoni
solo la tua musica

cambiare tutto del mondo
affinché nulla cambi
di te

venerdì 16 novembre 2007

_Il giogo



Il giogo del dubbio
Mi pesa sul collo
Cercare aiuto comporta dolore
Se smetti di spingere
Precipiti giù

Una nuvola bionda si riempie di pioggia
E mi fissa dall’alto dei cieli
L’asfalto nero
Spinge sotto i miei stivali e mi entra nell'anima

Oggi fa freddo
lascio il cuore nel box
non è ancora il momento
di tirarlo fuori

ci sono già abbastanza
cazzoni
in giro

_Ne abbiamo di strada da fare.........

Strada da fare……
Ho messo nella nostra RADIO SHOVEL , un vecchio pezzo di Nancy Sinatra “This boots are made for walking “ . questi stivali son fatti per camminare.
Ho messo questa trash track degli anni sessanta , per vari motivi : Rappresenta gli edonistici anni del rock , dei trip selvaggi ,dei run on the road , della presunta libertà.
Ma ho messo questo pezzo perché , gli ultimi avvenimenti dei giorni passati , mi hanno fatto pensare che noi , la razza umana , ne abbiamo ancora da fare tanta di strada……..!!!!

Dagli anni di quella canzone , circa 40 , ad oggi , a parte il contesto sociale e culturale , non è poi cambiato molto.
Io pensavo , mi illudevo , che la maturità dell’essere umano , il suo naturale evolversi , facesse tesoro dei suoi errori . Metabolizzasse tali errori e che prendesse , questi errori , come un punto di partenza per migliorarsi.

Invece così non è stato .
Invece così non è.

Oggi come allora , per molte cose , niente è cambiato , gli scenari non si sono evoluti .
Dopo 40 anni non abbiamo imparato niente.

Si muore come allora . Stupidamente .
Si muore sulla strada , seduti in un auto , magari mentre leggi il tuo giornale . Si muore sulla strada come Billy Bob in sella al suo chopper.
Billy Bob ucciso in nome di chi , si eleva a guardiano dei valori morali della società .
Billy Bob ucciso solo perché voleva essere libero .
Una morte forse più romantica dello stare seduto in una renault , ma sempre morte . E di fronte alla morte siamo tutti stupidamente uguali.

Si muore per niente .
Per fame , per sesso , per soldi .
Si muore e si uccide perché non sopportiamo la diversità . Non sopportiamo chi la pensa diversamente da noi.
Oggi come allora .
Oggi sono i rom , gli stranieri e la polizia
Allora erano i coloured , gli Hippy e sempre la polizia , unico denominatore comune.

Non sono un filosofo e non mi piace la retorica da bar.
Scrivo quando sono ispirato . Quando ho voglia di dire . Quando non ce la faccio più.
Scrivo perché ho paura . Perché non so dove stiamo andando . Perché non so dove sto andando.

E costruisco uno scudo , una fortezza intorno a me . Mi metto i paraocchi e mi concentro su me stesso , sulle poche cose che ho . Sulle poche persone che amo.
Chino su me stesso ….mi incammino …ne ho di strada da fare ….

lunedì 12 novembre 2007

_La passione


Cosa è la passione
Come si vive questo stato d’animo
Dove è segnato il suo confine con la mania.

Urliamo tutti contro l’omologazione,
seguire i nostri amori le nostre passioni
è un modo per sentirci unici e liberi.

Ma mentre urliamo così,
bovinamente come bestie al macello
ci stiamo consegnando al più stupido e qualunquista
inquadramento sociale.

Ieri l’ennesimo morto il cui cadavere avrà come sudario
un gonfalone di una squadra di calcio,
la storia delle trasferte vissute come brevi ,tragiche campagne militari
è lunga e segna morti tra tutti gli schieramenti.

Pace all’anima sua, ma non è di lui che voglio parlare,
ma di quello per cui alla fine è morto :la passione
la stessa forza che mi ha animato negli anni ,
fatto muovere come un burattino
come una vela gonfia di vento.

Io ho passione,
sono pieno di passioni ,le subisco ,le vivo ,mi ci ammalo ,
forse la principale è quella per la moto,
amo la moto in modo quasi fisico starei con il culo su una sella 25 ore al giorno.
Su di una moto ho dormito ,
su di una moto ho mangiato,
Su di una moto ho fatto l’amore.

La moto per me è pura magia,innamoramento continuo e violento .
Bene allora partirò dall’assioma:“nutro per la moto una insana PASSIONE”,
per scrivere qualcosa su tale modo di leggere la mia vita.
Perché la passione è anche questo :
un modo di vivere
un modo di affrontare ogni giorno che ti arriva a disposizione.

Sturm und Drang
Tuono e tempesta .

Così andrebbe vissuta la passione,
facendocene inzuppare le ossa.
Lasciando che ci infiammi i cuori rapida come una saetta
e poi si allontani piano ,sparendo umida dietro le montagne della razionalità.
Ma lasciandoci zuppi della emozioni che ci dispensato.
zuppi ,così che piano piano ci si asciughi
fino al prossimo diluvio.

Ma spesso la passione fa a botte con le nostre scelte di vita,
ed allora si accetta una versione edulcorata
la passione part-time.
E questa è più pericolosa, infida, spesso mortale.
Perché se una tempesta viene rinchiusa ,
costretta tra pareti rocciose di una gola montana,
diventa più forte e incontrollabile
e crea disastri difficilmente prevedibili.

Ed ecco allora che la passione diventa ottusa fede,
qualcosa da cui non si può trascendere,
e su cui non si vuole discutere.
Un credo integralista
per cui possiamo ,in quei pochi istanti di disponibilità,
morire combattere o uccidere.

Sturm und Drang

Ho provato le passioni più sfrenate,
violente devastanti ,ma esse si spengono ,
si “allumachiscono”non appena qualcuno o qualcosa
le vuole riconoscere ,incanalare in manufatti di perbenismo,
in logiche commerciali, in etichette su barattoli di marmellata
da supermercato.
Io non riesco a vivere una passione a mezzo servizio o tutto o nulla,
è sbagliato ? Forse sì.

Ma le passioni sono così irrazionali nel mio cuore
e così illeggibili nel mio cervello ,
Amare una donna anche se sai che non potrai vivere con lei un tramonto a Stellenbosch,
e contentarsi di rubare un bacio malupino,o di ricamare sogni onanistici .
Amare una moto anche se lei non ti porterà in giro per colline.
e tenere quel ferro in box come un grosso fermacarte.
Amare gli amici ,anche se non li vedi mai
e altro non sono altro che semplici conoscenti .

Non fa per me

Ho un serbatoio troppo piccolo per avere grande autonomia.
Il mio cuore ha bisogno di sogni per vivere,
Il mio orizzonte dista sempre poco dalla mia ruota

Se dimezzo la passione ottengo solo la parola
Passi ,
passi come quelli che mi porterebbero a seguire il gregge
come un corteo funebre .
non ne ho voglia
la passione è qualcosa che non si fa dipingere .

meglio non avere nulla che averne metà.

venerdì 9 novembre 2007

_Mavaffa.....

-Marietto mio, cazzarolaMi piacerebbe che mi scrivessi qualcosa di più bello ogni tanto.-

Una bella persona mi ha scritto questo poche ore fa,
e c’ha ragione ,
scrivo solo di malinconia e ogni mia parola gocciola tristezza.
Ci ho pensato a lungo ,
e credo che l’ottimismo , come anche l’entusiasmo
sia come una bottiglia di birra,
a furia di baciarne il collo si vuota e resta solo il vetro .

Ma ho capito anche che il mio essere triste e malinconico
è sempre stato legato alla speranza che le cose potessero cambiare
che chi mi chiama amico
sia il mio amico
che chi mi appella fratello
sia figlio della mia stessa madre.

E poi :fiat lux, e il mondo si illumina,
quando non hai più nulla da aspettarti
puoi anche smettere di essere spaventato
puoi fottertene
puoi alzare lo sguardo e urlare.

Ho aspettato abbastanza fuori dal bar
Ho perso molto del mio già poco tempo
Un calcio sul chick
Ora ho messo in moto
Potato potato

Non c’è più tempo per la malinconia
È ora di sgommare via
Di far cantare l’anima

Vorrei solo dire una cosa a chi così stupidamente
ha mancato l’appuntamento
Mavvaffanculo


Non serve mettere i nomi,
loro lo sanno già

lunedì 5 novembre 2007

_La pecora nera


Avevo voglia di capire,avevo voglia di spiegare
a me prima che a voi .
Ho sempre amato la moto ,ci sono andato
al freddo e al caldo,in mutande o in fresco di lana,
ci sono andato e basta
ed ora non ci vado più.

Lei è lì ferma nel box, orfana di attenzioni
Ed io non riesco nemmeno a metterci una mano su
Passata la “buriana”? , superata la crisi della mezza età?
Cambiato gusti?
Avevo voglia di capire
Perché avevo scelto un vecchio shovel?Fermo una volta sì ed una ancora?
Perché dipendeva da me,riuscivo a comprenderne il funzionamento ,
a risalire le logiche meccaniche che stanno dietro
quegli scoppi asincroni,
insomma mi sembrava di avere autonomia nella mia vita.

Autonomia
Non libertà
Perché questa è un qualcosa di sociale, qualcosa che riguarda gruppi etnici,popolazioni
ed il rapporto che hanno tra di loro .
No io bramavo autonomia,quella che in questi tempi non esiste più
Altri ,non noi decidono cosa dobbiamo comprare, quanto dobbiamo pagarlo,
decidono come deve andare la nostra vita
quello che dobbiamo vedere
come dobbiamo vestire, quello che per noi è giusto e quello che è sbagliato ,
ci governano e ci insultano .
Noi non abbiamo più autonomia,senza quasi rendercene conto
seguiamo il gregge ,e ci illudiamo spesso di essere la pecora nera,quella figa.

The black sheep,
ma se tutti si vestiranno da pecora nera,
non sarà libertà davanti ai miei occhi,
ma solo un gregge scuro invece che candido.

Gregge , ma forse il paragone non è giusto ,sono parte del popolo bove
chino la testa ,curvo le spalle e cammino un passo avanti l’altro ,
aspettando di vivere domani ,mentre l’oggi è già dovere .

ecco volevo uscire da questo ingranaggio
guardare da fuori la politica, il marketing, il politically correct,
perché ero contro,
perché vedevo che anche chi faceva del contro la sua bandiera,
era più vecchio e reazionario di coloro stessi che combatteva,
il gattopardo è un animale che non rischia l’estinzione.

Allora la mia vecchia moto,
allora le serate passate insieme a lei in officina
il jack, la birra ,momenti di pensiero fatto ghisa

e poi ti accorgi che proprio lei è il tuo più grande vincolo,
perché ti lega a simboli e situazioni
che sono di maniera,
che sono vecchie.
Ti lega e vincola , perché ti costringe a sottostare
A chi o cosa
Non vorresti più,

Allora un poco la detesti
E aneli qualcosa di meno personalizzato , di meno umano ,
qualcosa che sia una banale macchina
e non una parte di te,

la detesti o forse detesti solo te stesso
perché l’hai usata male
perché le hai dato un anima
ma quell’anima era solo la tua
che cercava
un piccolo rifugio dal mondo.

Ma quel rifugio non esiste,
e forse è il caso
di salpare le gomene.

lunedì 29 ottobre 2007

_On Air


La musica, ognuno di noi ha una musica nel cuore,
una canzone un gruppo
una voce che ha scandito con delle note
il metronomo di un emozione.
Un ora fa ,un secolo fa.

Le parole che scriviamo su Malavidas
ho sempre pensato avessero un loro ritmo
a volte lento altre volte veloce
Ma sempre un ritmo proprio.

Ora ho pensato di applicare una colonna sonora
Ai miei deliranti scritti
Ai pensieri degli amici che ogni tanto fanno tappa qui.

L’ho chiamata
RADIOSHOVEL
In onore di una persona cui voglio bene
A modo mio magari,
ma gliene voglio.

In questo piccolo spazio compariranno vari video
di cantanti e gruppi, famosi e sconosciuti,
cool e beceri.
Cambieranno di volta in volta,
e spero che possano aiutare chi leggerà queste parole
a sentire meglio i nostri cuori e le nostre emozioni .

ed ora siamo
On Air

giovedì 25 ottobre 2007

_Sanny Boy



la faccia è quella di un ragazzino
e l’anima pure
Sanny Boy è un tipo speciale,
semplice e candido da sembrare a volte un semplicione,
ma ha invece un cuore grande
e una capacità di emozionarsi che oggi è raro trovare.

Charro e Sanny Boy,
Poche decine di km insieme,
no raid no transcontinentali, no raduni epocali,
solo pochi km
solo poche ore in un vecchio borgo medioevale,
finto come finti molti di noi,

poi qualche messaggio,qualche mail,
sempre nei momenti giusti ,chè ti ricorda che lui c’è,
c’è sempre anche senza far rumore.

E’ cambiato Sanny Boy , cresciuto , meno mascherato ,
non cerca più di assomigliare ad altro che a se stesso ,
la sua moto lo ha seguito , la vecchia springa ha perso molta ciccia,
tante cazzate appiccicate sono cadute
una ad una come foglie d’autunno
e sotto c’è rimasta l’anima.
Ed ora sono lì in quella foto in bianco e nero
Che potrebbe essere stata scattata in un altro tempo
In un altra epoca.
Un’epoca di gente semplice che non doveva dimostrare nulla
che affermava solo l’essere lì in quel momento .
Bravo ragazzo Sanny Boy
uno di quelli con cui avresti spesso voglia di farti una semplice birra,
non proclama grande amicizia,
non lancia amore ed onore ,rispetto e lealtà
come fosse riso gettato all’uscita da un matrimonio,

niente di grande per Sanny Boy
solo il suo cuore
e in questo mondo di merda
è merce rara.

Ciao Sanny Boy

martedì 23 ottobre 2007

_Piezz ´e core

Io nella mia vita ho fatto un sacco di cose. Alcune strane, altre meno. Cose giuste o sbagliate. Cose di cui mi vergogno e cose di cui vado fiero.
Nell´ultima categoria di sicuro rientrano i miei figli. Da quando sono nati mi hanno cambiato la vita e mi portano a leggere il mondo con occhi diversi.
Forse esagero ma ovunque mi volti vedo una societá che sembra fatta a posta per distruggerli, i nostri figli. Per tritarli, sminuzzarli e riempirli di paure assurde.
Leggo di orchi che seviziano bambinetti poco piú che in fasce e poi mettono online i filmati delle proprie prodezze. E che lo fanno indisturbati per anni. E che hanno la faccia del signore educato della porta accanto.
Ma leggo anche di genitori che siccome soffrono di conflitti interiori pensano bene di prendere i figli a badilate. Attivitá che notoriamente aiuta la risoluzione del conflitto: lo dicono tutti gli psicanalisti!
E mi domando: ma che cazzo succede?
Qualcuno lo sa?
Qualcuno ci capisce qualcosa?
Darwin ha provato a farci capire che in termini evoluzionistici la generazione successiva è piú importante di quella attuale: si chiama “conservazione della specie”. Lo capiscono anche i criceti che mio figlio tiene sulla scrivania. Ma noi no.
Noi della generazione successiva ce ne freghiamo. Noi questa benedittissima progenie la ficchiamo nel tritacarne mentre fischiettiamo con noncuranza. La sbattiamo in prima pagina quando serve ad guadagnare “audience” (l´audience: il vero Dominatore del nostro millennio) e poi ce ne dimentichiamo quando abbiamo mal di testa o siamo stanchi o “dobbiamo ritagliarci degli spazi nostri”, altrimenti ci nasce un conflitto interiore (notoriamente risolvibile solo a badilate, quindi occhio bimbi che arriva la crisi!).
Forse ha ragione mia moglie quando dice che è stato sempre cosí e che il mondo di oggi non è diverso da quello di 10, 30 o 50 anni fa. La sola differenza è che oggi tutto ha una risonanza mediatica enorme, per cui la mammina tanto carina che a Cogne decide di spaccare il cranio al figlio di quattro anni oggi fa notizia in tutto il mondo, mentre una volta sarebbe a malapena stata oggetto di chiacchiere al Bar del paese.
Forse è vero. Forse gli zii che violentano per anni la nipotina una volta se la cavavano con qualche occhiataccia da parte dei vicini, venivano bollati come “strani” e agli altri bambini veniva insegnato a star loro lontani.
Forse.
O forse noi come societá, collettivamente, come gruppo e consesso delle umane genti non ci meritiamo piú la gioia che sanno portare i bambini. E questo vuol dire che siamo davvero arrivati alla frutta.

Filippo
p.s.: perdonate lo sfogo, ma una delle (tante) cose che non sopporto sono gli abusi nei confronti di chi è piú debole e non si puó difendere.

lunedì 22 ottobre 2007

_Ruine,pif paf,pof



Le rovine
di ciò che resta dell’amicizia ,
franano sempre più rovinosamente
man mano che ci si allontana
dall’istante dell’innamoramento .
È un’ovvia considerazione
Che non rende però meno amara
la scoperta

Pif ,paf , pof
Come è tutto diverso
visto da fuori l’acquario,

o forse era da dentro
un furgone giallo?

bho

venerdì 19 ottobre 2007

_Compagni di scuola


COMPAGNO DI SCUOLA
"Davanti alla scuola tanta genteotto e venti, prima campana"e spegni quella sigaretta"e migliaia di gambe e di occhialidi corsa sulle scale.Le otto e mezza tutti in piediil presidente, la croce e il professoreche ti legge sempre la stessa storiasullo stesso libro, nello stesso modo,con le stesse parole da quarant'anni di onesta professione.Ma le domande non hanno mai avutouna risposta chiara.E la Divina Commedia, sempre più commediaal punto che ancora oggi io non sose Dante era un uomo libero, un fallito o un servo di partito.Ma Paolo e Francesca, quelli io me li ricordo beneperché, ditemi, chi non si è mai innamoratodi quella del primo banco,la più carina, la più cretina,cretino tu, che rideva sempreproprio quando il tuo amore aveva le stesse parole,gli stessi respiri del libro che leggevi di nascostosotto il banco.Mezzogiorno, tutto scompare,"avanti! tutti al bar".Dove Nietsche e Marx si davano la manoe parlavano insieme dell'ultima festae del vestito nuovo, fatto appostae sempre di quella ragazza che filava tutti (meno che te)e le assemblee e i cineforum i dibattitimai concessi allorae le fughe vigliacche davanti al cancelloe le botte nel cortile e nel corridoio,primi vagiti di un '68ancora lungo da venire e troppo breve, da dimenticare!E il tuo impegno che cresceva sempre più forte in te..."Compagno di scuola, compagno di nienteti sei salvato dal fumo delle barricate?Compagno di scuola, compagno per nienteti sei salvato o sei entrato in banca pure tu?"




Esordisco così , con il testo di una vecchia canzone di Venditti. Tanto vecchia , quanto attuale .
Esordisco così , perché domenica scorsa è stato bellissimo. Ho rivisto i miei compagni di classe della maturità 1977. Esattamente 30 anni fa.
Erano gli anni 70 e le foto di classe in bianco e nero , ritraevano pantaloni a zampa e magliette strette. Capelli lunghi e facce da bambino , nonostante la maggiore età.
Era una classe di 5 ragazzi e 20 ragazze . Il liceo artistico di Firenze , dove ora c’è un outlet della Gucci.
Ci siamo ritrovati dopo 30 anni. Quasi tutti . Un paio sono morti , Un altro paio si sono persi.
Ci siamo ritrovati in un museo a Reggello , a vedere dei dipinti del Masaccio , come facevamo quando eravamo a scuola.
E come allora abbiamo fatto un casino del diavolo. Baci ,abbracci , risate , ricordi di vecchi sfottò.
La più carina della classe è sempre una donna splendida . Con due divorzi e due figlie di 20 anni.
Tutti artisti. Tutti rincorrevamo il sogno dell’arte come mestiere. Pochi hanno realizzato.
Chi lavora alle Poste da vent’anni.
Chi fa il metalmeccanico, chi l’insegnante di suola media . Una fa l’architetto di giardini e uno è docente all’Accademia di Belle Arti.
Una è dentista . Io sono rimasto quello che ero . Un romantico. Un sognatore . Forse un illuso.
Con tanti sbagli alle spalle. Tanto passato da raccontare e poco futuro da inventare.
Ma è stato bello , tutti insieme a parlare dei vecchi tempi e quando ci siamo salutati , forse per l’ultima volta , mi è presa una stretta allo stomaco .
Come se avessi salutato la mia vita.

giovedì 18 ottobre 2007

_Il Basso parte II


Continuando sull’onda della mia riscoperta passione, il basso, voglio raccontarvi dell’emozione provata alla prima prova di gruppo.
Ci siamo ritrovati verso le 21:00 in una casa disabitata ma fortunatamente con l’energia elettrica (sorvoliamo sui particolari ehheheh)
Tre amici con la stessa passione riscoperta dopo decenni. Una chitarra, un Basso, una batteria…. La triade perfetta!
Dopo un’inizio un po’ imbarazzante cominciamo a prendere il ritmo, a sentirci un unico grande strumento che suona e vecchie melodie cominciano a prendere forma.
Come sempre, all’inizio si comincia con qualcosa di storico e che tutti conoscono.
Sweet Home Alabama (Lynyrd Skynyrd) – Hotel California (Eagles) – Knocking on heavens door (versione Gun’s’roses) – That Smell (Lynyrd Skynyrd). Canzoni vecchie ma con il loro fascino.
Dopo 2 ore non ce la facevo piu’. Le mie dita non sono ancora ben abituate a quei giri di basso improvvisati tra un’accordo e l’altro per personalizzare quelle canzoni.
Emozione pura. Mi sento drogato di musica… ed è tutto legale!!! ahahhaha
E mentre suonavo mi chiedevo, dov’è che ho sbagliato strada negli anni passati per aver abbandonato tutto questo ?
Non rinnego le scelte fatte tempo fa ma adesso vedo cosa mi sono perso grazie a quelle scelte.
Ho imparato ( e per fortuna non troppo tardi) a dare ascolto di piu’ al mondo, ad accettare pareri diversi dal mio, a sperimentare per farmi esperienze nuove e ad infrangere “le regole” se queste legano troppo il tuo essere.
Ecco perché ora scrivo qui “MALAVIDAS – Dove si ferma chi vive Libero!”

Alberto

mercoledì 17 ottobre 2007

_Figli














Una ruga sulla mia fronte divide le nostre vite
Cento rughe sul mio volto le legano
come i fili di una ragnatela

Alice:una lacrima scende lenta a valle
Mentre fisso il tuo profilo dormiente

Ugo ,il mondo si ingrigisce svanendo
Mentre ti fisso allontanarti in bici al lavoro

Figli,
Il cuore si deforma per contenere l’amore
mai sarò sazio di vivervi


martedì 16 ottobre 2007

_Avere paura




la malattia è una cosa strana
c'è chi la combatte e chi ci convive.
oggi in palestra guardavo un'immagine
che gli specchi ripetevano all'infinito
quella di un uomo non più giovane
con un fisico che per molti sarebbe invidiabile,
i pantalon corti
mostrano ancora le cosce forti
e le braccia vigorose sono come tronchi d'albero ,
quell'uomo sente la forza che sta andando via,
le sue mani fanno oggi fatica a stringere il bilanciere,
e i muscoli giorno per giorno si fanno più sottili e piccoli.
eppure sta zitto ,finge di nulla,
vive i formicolii alle mani
le crisi di movimento periodiche
come se fossero compagni di una avventura
che lui è un poco stanco di vivere.
il male è dentro la sua testa,
lui lo sa ,ma non vuole farne un caso ,
affrontare il"coso" significherebbe
entrare nella categoria dei malati
e lui non vuole.
vuole solo normalità
per se ma sopratutto per chi gli sta intorno.
e quello che prova
lo scrive solo qui
dove nessuno lo conosce e non proverà pena per lui
perchè ha paura
e un poco se ne vergogna.

venerdì 12 ottobre 2007

_L'urlo



L’urlo è la didascalia di tutto il nostro tempo,
urlano i giornali e le tv
per contentare la sete di mostri del pubblico
urlano i politici
vomitando orrido su ciò che è diverso da loro
urlano gli intrattenitori in radio e dagli schermi
inanellando volgarità già viste,
in un granguignol di cui ride solo chi ne partecipa lo schifo ,
urla chi si veste coperto di spille
come le squame di un coccodrillo
urla chi sulla grande rete
si spaccia per ciò che non è
tranquillo in un anonimato che lo rende
più vuoto di un fantasma.

Urla
Urla
Tutto il mondo urla

Ma il mondo è solo l’espressione di se stesso
L’espressione di noi che lo
realizziamo ogni istante con la nostra vita
e i nostri comportamenti .

Ed allora siamo noi che urliamo
siamo noi che violentiamo ciò che ci circonda
violentati a nostra volta da ciò che ci circonda ,
un leviatano che ormai ha vita propria.

E più si urla e più ci facciamo urlo noi stessi
costretti ad una corsa verso il vuoto,
nel vuoto
come lemmings impazziti.

Allora abbasso la voce, e mi dico:- parla piano -,
scelgo le strade meno trafficate da far vibrare con il mio motore
rifuggo i bar con tanta gente e calici levati ,e scendo in osterie con pane e salame,
smetto di scrivere proclami
e mi contento di vecchi tazebao
mi tolgo il nero ormai divisa di ciò che non si riconosce
e riscopro colori cui non attribuisco altro che l’appartenenza
ad uno spettro cromatico .

Poca gente leggerà queste parole,
macchissenefrega .
la gente si dovrebbe pesare e non contare,
se per avere compagnia dovrò mettermi a urlare
allora resterò solo


che tanto la mia moto ha solo un posto
e niente regole per viaggiare in gruppo




mercoledì 10 ottobre 2007

_Questa è la mia moto

Questa è la mia moto…
Ce ne sono molte come lei , ma questa è la mia moto…
E’ qualcosa di più . E’ un ‘appendice . Una parte di me .Una protesi.
Una vita in simbiosi.
Non riesco a dargli un’etichetta . A dargli un valore , un’identità.

So poche cose di lei. Che fa rumore , che vibra , che mi fa dannare ogni volta che devo partire , ma non posso rinunciare.

La mia moto è una purificatrice. Una lavatrice dove lavo il mio animo bistrattato e maltrattato.
Quando sono seduto e il vento mi punge il naso , avviene dentro me un processo di mutazione , di pulizia.

Salgo in sella e dopo aver maledetto ogni calcio per avviarla , avviene come un incantesimo.
Magic alchimia di laboratori di fantasiosa memoria.
Sono seduto e partendo dalle vibrazioni alle mani è come se un frullatore prendesse tutte le mie paure , le mie delusioni , le mie amarezze e le tritasse.
Attraverso il borbottio e lo sferragliare dei pistoni , tutto il mio malessere arriva nel motore dove viene bruciato insieme a benzina ed aria.

E quello scoppio nelle teste , a volte , ho l’impressione che non sia carburante ma mi sembra di sentire le voci delle discussioni , delle litigate , il peso di una vita troppo approssimativa , che bruciano e nello scoppio si polverizzano..

Il mio corpo dalle mani e dai piedi , viene purificato in questo viaggio che poco ha di materiale .
Poco ha a che fare con Kilometri , percorsi , itinerari.
Sono passato in lavatrice e pulito .
E mentre vado e come se il vento portasse via dalla mia pelle la polvere della malinconia e tornassi a rivedere , tolta la polvere , i colori della mia natura.
I veri colori del mio essere.

E mentre vado , le marmitte , sputano via quei residui di dolore che bruciati oramai si dissolvono nel vento .

E mentre vado , mi sento leggero , pulito , fresco….

Questa è la mia moto
Ce ne sono molte come lei , ma questa è la mia moto..
Ecco perché ne ho bisogno….

lunedì 8 ottobre 2007

_20 metri verso il cielo

_
Mio figlio è andato via di casa da quasi un mese ormai ,
In effetti è a poco più di 20 metri da me ,
20 metri in verticale
20 metri più vicini al cielo
20 metri sopra la sua fantasia ,.
solo 20 metri ,pochi piani separano la sua vecchia cameretta
dal microscopico monolocale
che condivide con la sua compagna.

E ieri pomeriggio,Il resto della famiglia uscito per faccende,
io solo in casa seduto sulla vecchia poltrona di cuoio
nella penombra della sua ex-camera riflettevo su quanto vuoto lasci un figlio
nell’anima di un padre ,quando spicca il volo ,
e di quando ridicolo ti rendi a corrergli affianco,proteggendolo .
come a voler scacciare qualunque pericolo qualunque intoppo
possa intervenire nella sua vita.
Ma lui non ne ha bisogno e spesso chi ti osserva
Vede solo un povero vecchio
Che agita le braccia , nel vuoto ,
come uno spaventapasseri.

Separazione da un figlio,
La donna è già abituata a questo ,quando lo porta alla luce
Quando si separa da lui dopo nove mesi di vita condivisa .
Condivisa come io non potrò mai capire.
Ma io padre , no, non ero preparato ,
per nove mesi estraneo o poco più ho elemosinato frange di emozioni,
e dopo per tanti ,troppi , anni ho interpretato male quello
che nessuno mi ha insegnato .

E ora provo nostalgia di quel poco che ne ho goduto
E rimorso per quel tanto che ho tralasciato .
Mi bruciano le mani per le carezze che non gli ho fatto ,
mi lacrimano gli occhi per le volte che non l’ho guardato crescere.

Ma il tempo è passato ,e il Jack’s time è arrivato ,
sprofondato nella poltrona, avrei voluto chiamarlo al telefono,
ma non avrei saputo nemmeno come dirgli :ti voglio bene.
Pazienza quello che è perso è perso
E non ti laverai mai due volte nella stessa acqua.

Mi sono alzato ed affacciato alla finestra,il sole scendeva piano dietro le colline
nel cielo azzurro un uccello disegnava pigro cerchi sempre più ampi e lontani ,
mi sono accorto che stavo sorridendo
Ieri pomeriggio , lassù sul davanzale ho messo la testa sotto l’ala
e mi sono addormentato ,

Testa dura, non imparerò mai a vivere,
ma sono felice
di essere riuscito ad insegnarlo almeno .
Suerte

martedì 2 ottobre 2007

_Ottobre inizia di notte



Andare dove ci porta il cuore,
ed il cervello , dove lo metto?

All’alba,quando fuori dalla finestra il cielo passa dal blu cobalto al viola
Steso nel letto,le mani dietro la nuca resto sospeso là dove non è più sogno e non è ancora veglia
In quei pochi istanti vivo e cavalco seguendo il mio cuore
Scrollo dalle spalle le responsabilità ,i doveri di tutti i giorni,
dimentico gli impegni presi con il mondo e con me stesso ,
dimentico le esperienze sia buone che brutte,
ritorno indietro ,bambino , stupido ed innocente.
Me lo permetto solo all’alba ,
chè quando il sole mostra i contorni delle case
Come un vampiro ritorno nella grotta buia della mia anima.

E lì rimango chiuso per tutte le troppe ore della mia vita “normale”
Rido, parlo , mangio , lavoro e mi interfaccio con il mondo ,
ma lascio la guida al cervello,lui mi dice dove sì e dove no,
mi dice cosa è giusto e cosa è sbagliato
tutto all’interno di una matrice di rischio,
tutto calcolato tutto già vissuto ,
troppo da perdere per non starci più che attento .

Ma poi la sera,
la sera tardi quando tutti ormai dormono
mia figlia nel suo lettino, mia moglie su una poltrona davanti la tv
mio figlio abbracciato alla sua ragazza,
il mondo tutto laddove il mondo è fine di se stesso ,
la sera ,nel silenzio ,scendo piano giù nel box ,
tra orpelli e ciarpame lei è lì,mezza appoggiata al muro , chè lo spazio è sempre poco ,
e le bici e gli oggetti di tutti la spingono un poco indietro ,
la coprono un po’.

E’ brutta , è bella, ogni lato mi regala emozioni spesso contraddittorie,
e mi chiedo :
se è brutta perché la tengo , se è bella perché sono continuamente a cambiarla.
La risposta non ce l’ho, ecchissenfrega.

Ci parlo piano , ci giro intorno , in mano ho un vecchio straccio
sempre quello sempre più unto,
e strofino i vecchi cilindri come volessi tirarne fuori il genio di Aladino,
pulisco ciò che non si può pulire ,lucido un metallo che più sporco non si potrebbe,
,mi soffermo a cercare nuove prospettive mai viste,fissandola fino a che mi dolgono gli occhi.
E accarezzo piano le lettere sul serbatoio :El Puro Amor
E sale la voglia, prima pian piano ,e poi prepotente ,
e il tempo e il luogo scompaiono ,
vestito in modo approssimativo ,una tuta da meccanico sopra il vecchio pigiama logoro,
il casco a malapena allacciato ,le scarpe da tennis senza calzini,
silenziosamente la sfilo fuori dal box e punto l’anteriore lungo il corridoio malamente illuminato ,
un calcio al kick, due tre,lo sbuffo dai tubi è rumoroso e puzzolente
il suono però è caldo ,sembra la voce di un amico che non sentivo da tempo ,
abbasso l’aria ,non voglio svegliare tutto il condominio, più di quanto abbia già fatto ,
e poi mi piace far faticare ed ansimare quel vecchio cuore in ghisa,
due colpi piano al gas , il clack violento della prima
e piano piano scivolo nella notte

e sono tornato di nuovo lì dove il sonno sfuma nella veglia
di nuovo libero e sciocco,senza peso senza cervello
sopra il cuore che batte con un ritmo ansimante:
potato potato potato,
e poi il ritmo si rompe , la moto tossisce, sputacchia
dai tubi vengono fuori colpi di cannone degni di un 88 flak,
riduco ancora il gas,
il cuore tra cosce fa quasi fatica, non ce la fa,va ad un solo cilindro ,
mi fermo sotto un lampione ,
tocco faccio guardo , niente. Il cilindro posteriore ha deciso di non lavorare,
sarà il condensatore che ha tirato le cuoia ,penso .
Giro la ruota anteriore e mogio mogio mi avvio verso il box,
domani ci metterò mano
domani cambierò il condensatore ,
domani .
Magari con l’aiuto di una birra e del mio amico meccanico .

Scivolando nella notte ho spento il cervello
se non l’avessi fatto avrei comprato un Evo o avrei poggiato il culo su un V-Rod,

Ma quanto è bello seguire il proprio cuore là dove i sogni sbiadiscono verso la realtà
E allora Shovel forever
Effanculo al cervello

Suerte
Charro

venerdì 28 settembre 2007

_La modamoto


E’ tutto differente ,
è come vedere il mondo attraverso una lente deformante.
Ti aspetti persone magre e invece sono tutti ciccia e brufoli
ti aspetti strade dritte come strisce di coca
e invece hai vie contorte come
l’intestino di un colitico .

E’ solo questo che mi rende malinconico.

Giri per il mondo su un vecchio ferraccio rumoroso e puzzolente ,
O chiuso in pik-up simile aduna scatola di latta disegnata da un bambino
e parli con la tua anima,
ci parli ad altavoce perché vorresti che anche altri ti sentissero
perché anche se sei un “solo”
avresti voglia di condividere il tuo amore
la tua passione,i tuoi kilometri di vita .

E tanti si appoggiano al tuo parlare
e dicono e fanno e pucci pucci bang bang ,
e tu ,pian piano ti convinci che siano come te
speri che siano come te
perché sei un animale sociale
nonostante le cagate che racconti a te stesso
di atteggiamenti “loners”
e di eremitaggi on the road.

Cerchi tra i suoni di questi motori l’antitesi allo schifo di tutti i giorni ,
ad una società che non funziona contrapponi tutta gente “giusta”
alla mancanza di valori rispondi con un TIR carico di “amore” “rispetto” “amicizia”,
cazzo se cerchi quei valori,qui te ne vomitano addosso quanti ne vuoi.

Poi ti accorgi che tutto è deformato dal tuo desiderio
Tutto è viziato dal tuo cuore,
Ed hai un bel dire che te ne frega un cazzo se è così
Non è vero ,ci resti di merda, quando ti fanno vedere
Che la tua Isolachenonc’è è solo un altro padiglione di Gardaland,

Tu stupido romantico
stupido ultimo cavaliere errante,
stupido ultimo nano convinto di essere un gigante,

stupido e convinto che esista il “tuo” posto magico ,
il paradiso descritto dal gabbiano Jonathan ,
dove altri gabbiani volano come te, le grandi ali aperte sopra il vento
con nessun altro piacere che il piacere di volare
e come Jonathan pian piano ti accorgi
che quel posto esiste solo nel tuo cervello , nel fondo della tua anima ,
che in quel posto sei solo come solo sei nato e solo morirai
e allora la moto il pick up diventano
giocattoli che non vuoi più condividere con nessuno
perché li userebbero male,
distorcendone il senso e l’amore che tu hai per loro ,

allora abbassi la voce e parli alla tua moto pian pianino
in punta di labbra,
chè nessuno abbia da sentire quello che dici
e fai salire la tua anima dietro di te,
ti stringe i fianchi,
come fosse la tua donna,

la tua anima , il tuo cuore stretti dietro di te
arrampicati sul parafango di quel vecchio rigido ,
e calci sull’avviamento ,metti in moto e corri veloce
che sia sulla tuo ferrovecchio o sul pick-up smarcio
corri ,corri veloce perché non vuoi
farli afferrare
da questa società del cazzo .

moda o marketing
passione o finzione che sia
è qualcosa che vuoi fuori
da te

suerte

giovedì 27 settembre 2007

_Punti di vista


Perche’ l’Harley? Ultimamente me lo ha chiesto un sacco di gente e dopo aver letto le riflessioni di Charro ho iniziato a chiedermelo anche io. Io sono uno di quelli che i duri e puri non toccherebbero nemmeno col forcone. Ho una vita normale, una famiglia normale e un lavoro normale. E mi piacciono.
Mi piace la mia vita, adoro la mia famiglia e mi diverte il mio lavoro, anche se a volte mi tiene sveglio la notte.
E mi piace andare in moto. Non impazzisco per la velocita’. Mi piace godermi il paesaggio, la gente, la strada. Anche quando guido in mezzo al traffico e mi sposto solo da casa all’ufficio e viceversa.
La mia moto la vivo piu’ intensamente che posso. Cerco di usarla ogni giorno, non perche’ fa figo, ma perche’ mi piace e basta. Come mi piace passare a salutare il mio meccanico anche quando la moto non ha problemi. Perche’ per me il meccanico non e’ uno qualsiasi. E’ la persona a cui affido la mia moto, quindi lo voglio conoscere, voglio sapere come lavora, come la pensa, che cosa puo’ insegnarmi.
Tempo fa sono dovuto andare da un concessionario ufficiale. Ho visto arrivare una Ultra Classic super-accessoriata da cui e' sceso un tizio che si e tolto il casco, e’ andato dal responsabile dell’officina, ha estratto un foglietto e ha cominciato: “allora, questa e’ la moto del Dott. XY, il Dottore chiede come mai...” e via con tutta una serie di domane e richieste di modifiche.
Che tristezza.
Certo non mi fa impazzire essere messo sullo stesso piano di gente cosi’. Gente che manda il proprio tirapiedi a farsi sistemare la moto. Gente che se la compra solo perche’, dopo la Mercedes, il Rolex e la villa al mare, sente che deve avere anche questo status symbol. Gente che dei viaggi fatti in moto si ricorda solo il menu’ e la lista dei vini.
Pero’ me ne frego.
Io l’Harley ce l’ho perche’ mi piace. Perche’ e’ la mia moto. Sicuramente c'e' chi la compra perche' e' di moda. Buon per loro. Tra due anni la rivendono. Sicuro. Garantito.
E io la dovrei abbandonare solo per questo? Nah! Non se lo merita.
E allora ho capito che l’Harley mi piace perche’ e' piena di contraddizioni, come me, e perche' mi fa pensare a un animale grosso, goffo e un po’ coglione che ti segue fedelmente ovunque tu vada.
Per me non e’ simbolo di niente. E’ una moto.
Non e’ un simbolo di liberta’, perche’ la liberta se non ce l’hai dentro hai voglia a cercare di simboleggiarla...
Non e’ simbolo di ribellione, perche’ non sento di dovermi ribellare contro niente o di dover odiare nessuno.
E’ un pezzo importante della mia vita.
E ho appena deciso che il resto sono solo seghe mentali.
Filippo