Non è un forum, non è un portale o un sito è l' embrione di un progetto editoriale, un posto dove parlare delle nostre idee, dove organizzarsi per ralizzarle, e dove condividere con altri le emozioni che queste idee ci regalano.Se tutti i forum si fregiano del titolo di Bar Virtuali, questa realtà vuole essere un brutto garage in fondo al giardino, dove c'è un ferro vecchio, quattro amici e un frigo per le birre.E si parla di moto, di viaggi, di vita.E dove finisce un argomento e ne inizia un altro non è dato saperlo, chè la notte è lunga e quando la birra sarà finita arriverà il Jack-time.




martedì 14 ottobre 2008

_Dal Corriere della Sera e non dei Piccoli

I veri leader si circondano di persone motivate e capaci
Per fare prosperare e vivere a lungo un' impresa o un' istituzione, il capo non deve solo saper scegliere ma anche formare i suoi collaboratori, farli crescere. Per riuscirci deve occuparsi di loro, motivarli, metterli alla prova, correggerli, farli tentare di nuovo. Ho visto però molti imprenditori, molti manager e alti funzionari pubblici che invece tendono a concentrare tutto nelle proprie mani. Assegnano ai collaboratori un compito limitato, specifico, gli forniscono solo poche informazioni. E guai se qualcuno allarga un po' la sua visuale, se fa nuove proposte originali, se prende iniziative. Perché agiscono in questo modo? Alcuni lo fanno perché sono dei mediocri, non sanno affrontare e risolvere i problemi, non sanno decidere. Chiacchierano, promettono, rinviano. Non delegano perché temono che i collaboratori possano superarli, sono terrorizzati all' idea che qualcuno di essi possa offuscare il loro ruolo e, domani, usurparne il posto. Invidiano chiunque emerga e perciò lo frenano, lo frustrano, lo paralizzano. Ci sono però anche dei capi che, pur essendo attivi ed energici, non delegano e non insegnano. Di solito lo fanno perché non hanno fiducia negli esseri umani, sono sospettosi, vedono dovunque complotti e intrighi e temono che i dipendenti possano sbagliare e fargli fare cattiva figura. Vogliono attorno a sé solo degli esecutori, non dei collaboratori. Per giustificarsi dicono che non trovano persone capaci, in realtà sottovalutano gli altri e sopravvalutano se stessi. Sono autoritari, vogliono essere gli unici protagonisti dell' impresa, però quasi sempre falliscono perché perdono tempo in questioni di dettaglio e trascurano quelle importanti. Ci sono infine dei capi che non fanno crescere i propri dipendenti perché pensano solo a se stessi. Non gli importa nulla dell' istituzione che governano, del suo sviluppo, del suo futuro, vogliono solo far bella figura e aver successo finché la dirigono loro. Non gli interessa cosa succederà dopo, non vogliono né un continuatore né un erede, non gliene importa niente. Chi si preoccupa allora di fare crescere i suoi, di formarli, di farli diventare dei capi? Solo chi si sente tanto forte da poter aiutare gli altri, solo chi pensa più all' istituzione che a se stesso e si considera uno strumento per orientarla ad inventare cose buone e che durano nel tempo. E comprende che, se si circonda di persone motivate, valide e capaci, alla fine ne avrà meriti e riconoscimenti.


Questo articolo è di Francesco Alberoni , era ieri sul Corriere della Sera ,personalmente non amo molto questo autore,da quando ho letto “innamoramento ed amore” mi sembra sempre che scopra l’acqua calda, e poi mi da fastidio dovergli dare sempre ragione.
Ma questo articolo mi ha colpito , e non per l’argomento specifico , ma per come questo è declinato ogni giorno da tutti noi , in molti momenti delle nostre vite.

Ho conosciuto tante persone che preferiscono essere amiche di chi è poco più che nulla, circondarsi di persone false di gente da poco. Ma questa loro inferiorità, spesso palese, è vissuta come un vantaggio dal leader, perché enfatizza ancora di più il proprio potere, la propria prestanza.
L’amicizia non può e non deve avere nessun riscontro razionale, questo è ovvio, ma se anche avere amici validi significa affrontare rapporti spesso più difficile, più complessi e soprattutto più esigenti, il vantaggio che possiamo avere da amicizie simili è enorme.

Bisogna avere il coraggio di essere “amici”, scegliere il meno è spesso sintomo di un desiderio magari inconscio di non essere veramente amico ,ma di restare separato , di non concdersi di avere sempre un piede sulla riva e l’altro sulla barca.

Quanto spreco ,
essere amico di qualcuno
concedere a qualcuno la propria amicizia
è un’esperienza così grande
che non dovremmo mai farla a cuor leggero.

Bisogna lasciarsi andare
Aver paura
Non aiuta a vivere

Nessun commento: