Non è un forum, non è un portale o un sito è l' embrione di un progetto editoriale, un posto dove parlare delle nostre idee, dove organizzarsi per ralizzarle, e dove condividere con altri le emozioni che queste idee ci regalano.Se tutti i forum si fregiano del titolo di Bar Virtuali, questa realtà vuole essere un brutto garage in fondo al giardino, dove c'è un ferro vecchio, quattro amici e un frigo per le birre.E si parla di moto, di viaggi, di vita.E dove finisce un argomento e ne inizia un altro non è dato saperlo, chè la notte è lunga e quando la birra sarà finita arriverà il Jack-time.




lunedì 29 ottobre 2007

_On Air


La musica, ognuno di noi ha una musica nel cuore,
una canzone un gruppo
una voce che ha scandito con delle note
il metronomo di un emozione.
Un ora fa ,un secolo fa.

Le parole che scriviamo su Malavidas
ho sempre pensato avessero un loro ritmo
a volte lento altre volte veloce
Ma sempre un ritmo proprio.

Ora ho pensato di applicare una colonna sonora
Ai miei deliranti scritti
Ai pensieri degli amici che ogni tanto fanno tappa qui.

L’ho chiamata
RADIOSHOVEL
In onore di una persona cui voglio bene
A modo mio magari,
ma gliene voglio.

In questo piccolo spazio compariranno vari video
di cantanti e gruppi, famosi e sconosciuti,
cool e beceri.
Cambieranno di volta in volta,
e spero che possano aiutare chi leggerà queste parole
a sentire meglio i nostri cuori e le nostre emozioni .

ed ora siamo
On Air

giovedì 25 ottobre 2007

_Sanny Boy



la faccia è quella di un ragazzino
e l’anima pure
Sanny Boy è un tipo speciale,
semplice e candido da sembrare a volte un semplicione,
ma ha invece un cuore grande
e una capacità di emozionarsi che oggi è raro trovare.

Charro e Sanny Boy,
Poche decine di km insieme,
no raid no transcontinentali, no raduni epocali,
solo pochi km
solo poche ore in un vecchio borgo medioevale,
finto come finti molti di noi,

poi qualche messaggio,qualche mail,
sempre nei momenti giusti ,chè ti ricorda che lui c’è,
c’è sempre anche senza far rumore.

E’ cambiato Sanny Boy , cresciuto , meno mascherato ,
non cerca più di assomigliare ad altro che a se stesso ,
la sua moto lo ha seguito , la vecchia springa ha perso molta ciccia,
tante cazzate appiccicate sono cadute
una ad una come foglie d’autunno
e sotto c’è rimasta l’anima.
Ed ora sono lì in quella foto in bianco e nero
Che potrebbe essere stata scattata in un altro tempo
In un altra epoca.
Un’epoca di gente semplice che non doveva dimostrare nulla
che affermava solo l’essere lì in quel momento .
Bravo ragazzo Sanny Boy
uno di quelli con cui avresti spesso voglia di farti una semplice birra,
non proclama grande amicizia,
non lancia amore ed onore ,rispetto e lealtà
come fosse riso gettato all’uscita da un matrimonio,

niente di grande per Sanny Boy
solo il suo cuore
e in questo mondo di merda
è merce rara.

Ciao Sanny Boy

martedì 23 ottobre 2007

_Piezz ´e core

Io nella mia vita ho fatto un sacco di cose. Alcune strane, altre meno. Cose giuste o sbagliate. Cose di cui mi vergogno e cose di cui vado fiero.
Nell´ultima categoria di sicuro rientrano i miei figli. Da quando sono nati mi hanno cambiato la vita e mi portano a leggere il mondo con occhi diversi.
Forse esagero ma ovunque mi volti vedo una societá che sembra fatta a posta per distruggerli, i nostri figli. Per tritarli, sminuzzarli e riempirli di paure assurde.
Leggo di orchi che seviziano bambinetti poco piú che in fasce e poi mettono online i filmati delle proprie prodezze. E che lo fanno indisturbati per anni. E che hanno la faccia del signore educato della porta accanto.
Ma leggo anche di genitori che siccome soffrono di conflitti interiori pensano bene di prendere i figli a badilate. Attivitá che notoriamente aiuta la risoluzione del conflitto: lo dicono tutti gli psicanalisti!
E mi domando: ma che cazzo succede?
Qualcuno lo sa?
Qualcuno ci capisce qualcosa?
Darwin ha provato a farci capire che in termini evoluzionistici la generazione successiva è piú importante di quella attuale: si chiama “conservazione della specie”. Lo capiscono anche i criceti che mio figlio tiene sulla scrivania. Ma noi no.
Noi della generazione successiva ce ne freghiamo. Noi questa benedittissima progenie la ficchiamo nel tritacarne mentre fischiettiamo con noncuranza. La sbattiamo in prima pagina quando serve ad guadagnare “audience” (l´audience: il vero Dominatore del nostro millennio) e poi ce ne dimentichiamo quando abbiamo mal di testa o siamo stanchi o “dobbiamo ritagliarci degli spazi nostri”, altrimenti ci nasce un conflitto interiore (notoriamente risolvibile solo a badilate, quindi occhio bimbi che arriva la crisi!).
Forse ha ragione mia moglie quando dice che è stato sempre cosí e che il mondo di oggi non è diverso da quello di 10, 30 o 50 anni fa. La sola differenza è che oggi tutto ha una risonanza mediatica enorme, per cui la mammina tanto carina che a Cogne decide di spaccare il cranio al figlio di quattro anni oggi fa notizia in tutto il mondo, mentre una volta sarebbe a malapena stata oggetto di chiacchiere al Bar del paese.
Forse è vero. Forse gli zii che violentano per anni la nipotina una volta se la cavavano con qualche occhiataccia da parte dei vicini, venivano bollati come “strani” e agli altri bambini veniva insegnato a star loro lontani.
Forse.
O forse noi come societá, collettivamente, come gruppo e consesso delle umane genti non ci meritiamo piú la gioia che sanno portare i bambini. E questo vuol dire che siamo davvero arrivati alla frutta.

Filippo
p.s.: perdonate lo sfogo, ma una delle (tante) cose che non sopporto sono gli abusi nei confronti di chi è piú debole e non si puó difendere.

lunedì 22 ottobre 2007

_Ruine,pif paf,pof



Le rovine
di ciò che resta dell’amicizia ,
franano sempre più rovinosamente
man mano che ci si allontana
dall’istante dell’innamoramento .
È un’ovvia considerazione
Che non rende però meno amara
la scoperta

Pif ,paf , pof
Come è tutto diverso
visto da fuori l’acquario,

o forse era da dentro
un furgone giallo?

bho

venerdì 19 ottobre 2007

_Compagni di scuola


COMPAGNO DI SCUOLA
"Davanti alla scuola tanta genteotto e venti, prima campana"e spegni quella sigaretta"e migliaia di gambe e di occhialidi corsa sulle scale.Le otto e mezza tutti in piediil presidente, la croce e il professoreche ti legge sempre la stessa storiasullo stesso libro, nello stesso modo,con le stesse parole da quarant'anni di onesta professione.Ma le domande non hanno mai avutouna risposta chiara.E la Divina Commedia, sempre più commediaal punto che ancora oggi io non sose Dante era un uomo libero, un fallito o un servo di partito.Ma Paolo e Francesca, quelli io me li ricordo beneperché, ditemi, chi non si è mai innamoratodi quella del primo banco,la più carina, la più cretina,cretino tu, che rideva sempreproprio quando il tuo amore aveva le stesse parole,gli stessi respiri del libro che leggevi di nascostosotto il banco.Mezzogiorno, tutto scompare,"avanti! tutti al bar".Dove Nietsche e Marx si davano la manoe parlavano insieme dell'ultima festae del vestito nuovo, fatto appostae sempre di quella ragazza che filava tutti (meno che te)e le assemblee e i cineforum i dibattitimai concessi allorae le fughe vigliacche davanti al cancelloe le botte nel cortile e nel corridoio,primi vagiti di un '68ancora lungo da venire e troppo breve, da dimenticare!E il tuo impegno che cresceva sempre più forte in te..."Compagno di scuola, compagno di nienteti sei salvato dal fumo delle barricate?Compagno di scuola, compagno per nienteti sei salvato o sei entrato in banca pure tu?"




Esordisco così , con il testo di una vecchia canzone di Venditti. Tanto vecchia , quanto attuale .
Esordisco così , perché domenica scorsa è stato bellissimo. Ho rivisto i miei compagni di classe della maturità 1977. Esattamente 30 anni fa.
Erano gli anni 70 e le foto di classe in bianco e nero , ritraevano pantaloni a zampa e magliette strette. Capelli lunghi e facce da bambino , nonostante la maggiore età.
Era una classe di 5 ragazzi e 20 ragazze . Il liceo artistico di Firenze , dove ora c’è un outlet della Gucci.
Ci siamo ritrovati dopo 30 anni. Quasi tutti . Un paio sono morti , Un altro paio si sono persi.
Ci siamo ritrovati in un museo a Reggello , a vedere dei dipinti del Masaccio , come facevamo quando eravamo a scuola.
E come allora abbiamo fatto un casino del diavolo. Baci ,abbracci , risate , ricordi di vecchi sfottò.
La più carina della classe è sempre una donna splendida . Con due divorzi e due figlie di 20 anni.
Tutti artisti. Tutti rincorrevamo il sogno dell’arte come mestiere. Pochi hanno realizzato.
Chi lavora alle Poste da vent’anni.
Chi fa il metalmeccanico, chi l’insegnante di suola media . Una fa l’architetto di giardini e uno è docente all’Accademia di Belle Arti.
Una è dentista . Io sono rimasto quello che ero . Un romantico. Un sognatore . Forse un illuso.
Con tanti sbagli alle spalle. Tanto passato da raccontare e poco futuro da inventare.
Ma è stato bello , tutti insieme a parlare dei vecchi tempi e quando ci siamo salutati , forse per l’ultima volta , mi è presa una stretta allo stomaco .
Come se avessi salutato la mia vita.

giovedì 18 ottobre 2007

_Il Basso parte II


Continuando sull’onda della mia riscoperta passione, il basso, voglio raccontarvi dell’emozione provata alla prima prova di gruppo.
Ci siamo ritrovati verso le 21:00 in una casa disabitata ma fortunatamente con l’energia elettrica (sorvoliamo sui particolari ehheheh)
Tre amici con la stessa passione riscoperta dopo decenni. Una chitarra, un Basso, una batteria…. La triade perfetta!
Dopo un’inizio un po’ imbarazzante cominciamo a prendere il ritmo, a sentirci un unico grande strumento che suona e vecchie melodie cominciano a prendere forma.
Come sempre, all’inizio si comincia con qualcosa di storico e che tutti conoscono.
Sweet Home Alabama (Lynyrd Skynyrd) – Hotel California (Eagles) – Knocking on heavens door (versione Gun’s’roses) – That Smell (Lynyrd Skynyrd). Canzoni vecchie ma con il loro fascino.
Dopo 2 ore non ce la facevo piu’. Le mie dita non sono ancora ben abituate a quei giri di basso improvvisati tra un’accordo e l’altro per personalizzare quelle canzoni.
Emozione pura. Mi sento drogato di musica… ed è tutto legale!!! ahahhaha
E mentre suonavo mi chiedevo, dov’è che ho sbagliato strada negli anni passati per aver abbandonato tutto questo ?
Non rinnego le scelte fatte tempo fa ma adesso vedo cosa mi sono perso grazie a quelle scelte.
Ho imparato ( e per fortuna non troppo tardi) a dare ascolto di piu’ al mondo, ad accettare pareri diversi dal mio, a sperimentare per farmi esperienze nuove e ad infrangere “le regole” se queste legano troppo il tuo essere.
Ecco perché ora scrivo qui “MALAVIDAS – Dove si ferma chi vive Libero!”

Alberto

mercoledì 17 ottobre 2007

_Figli














Una ruga sulla mia fronte divide le nostre vite
Cento rughe sul mio volto le legano
come i fili di una ragnatela

Alice:una lacrima scende lenta a valle
Mentre fisso il tuo profilo dormiente

Ugo ,il mondo si ingrigisce svanendo
Mentre ti fisso allontanarti in bici al lavoro

Figli,
Il cuore si deforma per contenere l’amore
mai sarò sazio di vivervi


martedì 16 ottobre 2007

_Avere paura




la malattia è una cosa strana
c'è chi la combatte e chi ci convive.
oggi in palestra guardavo un'immagine
che gli specchi ripetevano all'infinito
quella di un uomo non più giovane
con un fisico che per molti sarebbe invidiabile,
i pantalon corti
mostrano ancora le cosce forti
e le braccia vigorose sono come tronchi d'albero ,
quell'uomo sente la forza che sta andando via,
le sue mani fanno oggi fatica a stringere il bilanciere,
e i muscoli giorno per giorno si fanno più sottili e piccoli.
eppure sta zitto ,finge di nulla,
vive i formicolii alle mani
le crisi di movimento periodiche
come se fossero compagni di una avventura
che lui è un poco stanco di vivere.
il male è dentro la sua testa,
lui lo sa ,ma non vuole farne un caso ,
affrontare il"coso" significherebbe
entrare nella categoria dei malati
e lui non vuole.
vuole solo normalità
per se ma sopratutto per chi gli sta intorno.
e quello che prova
lo scrive solo qui
dove nessuno lo conosce e non proverà pena per lui
perchè ha paura
e un poco se ne vergogna.

venerdì 12 ottobre 2007

_L'urlo



L’urlo è la didascalia di tutto il nostro tempo,
urlano i giornali e le tv
per contentare la sete di mostri del pubblico
urlano i politici
vomitando orrido su ciò che è diverso da loro
urlano gli intrattenitori in radio e dagli schermi
inanellando volgarità già viste,
in un granguignol di cui ride solo chi ne partecipa lo schifo ,
urla chi si veste coperto di spille
come le squame di un coccodrillo
urla chi sulla grande rete
si spaccia per ciò che non è
tranquillo in un anonimato che lo rende
più vuoto di un fantasma.

Urla
Urla
Tutto il mondo urla

Ma il mondo è solo l’espressione di se stesso
L’espressione di noi che lo
realizziamo ogni istante con la nostra vita
e i nostri comportamenti .

Ed allora siamo noi che urliamo
siamo noi che violentiamo ciò che ci circonda
violentati a nostra volta da ciò che ci circonda ,
un leviatano che ormai ha vita propria.

E più si urla e più ci facciamo urlo noi stessi
costretti ad una corsa verso il vuoto,
nel vuoto
come lemmings impazziti.

Allora abbasso la voce, e mi dico:- parla piano -,
scelgo le strade meno trafficate da far vibrare con il mio motore
rifuggo i bar con tanta gente e calici levati ,e scendo in osterie con pane e salame,
smetto di scrivere proclami
e mi contento di vecchi tazebao
mi tolgo il nero ormai divisa di ciò che non si riconosce
e riscopro colori cui non attribuisco altro che l’appartenenza
ad uno spettro cromatico .

Poca gente leggerà queste parole,
macchissenefrega .
la gente si dovrebbe pesare e non contare,
se per avere compagnia dovrò mettermi a urlare
allora resterò solo


che tanto la mia moto ha solo un posto
e niente regole per viaggiare in gruppo




mercoledì 10 ottobre 2007

_Questa è la mia moto

Questa è la mia moto…
Ce ne sono molte come lei , ma questa è la mia moto…
E’ qualcosa di più . E’ un ‘appendice . Una parte di me .Una protesi.
Una vita in simbiosi.
Non riesco a dargli un’etichetta . A dargli un valore , un’identità.

So poche cose di lei. Che fa rumore , che vibra , che mi fa dannare ogni volta che devo partire , ma non posso rinunciare.

La mia moto è una purificatrice. Una lavatrice dove lavo il mio animo bistrattato e maltrattato.
Quando sono seduto e il vento mi punge il naso , avviene dentro me un processo di mutazione , di pulizia.

Salgo in sella e dopo aver maledetto ogni calcio per avviarla , avviene come un incantesimo.
Magic alchimia di laboratori di fantasiosa memoria.
Sono seduto e partendo dalle vibrazioni alle mani è come se un frullatore prendesse tutte le mie paure , le mie delusioni , le mie amarezze e le tritasse.
Attraverso il borbottio e lo sferragliare dei pistoni , tutto il mio malessere arriva nel motore dove viene bruciato insieme a benzina ed aria.

E quello scoppio nelle teste , a volte , ho l’impressione che non sia carburante ma mi sembra di sentire le voci delle discussioni , delle litigate , il peso di una vita troppo approssimativa , che bruciano e nello scoppio si polverizzano..

Il mio corpo dalle mani e dai piedi , viene purificato in questo viaggio che poco ha di materiale .
Poco ha a che fare con Kilometri , percorsi , itinerari.
Sono passato in lavatrice e pulito .
E mentre vado e come se il vento portasse via dalla mia pelle la polvere della malinconia e tornassi a rivedere , tolta la polvere , i colori della mia natura.
I veri colori del mio essere.

E mentre vado , le marmitte , sputano via quei residui di dolore che bruciati oramai si dissolvono nel vento .

E mentre vado , mi sento leggero , pulito , fresco….

Questa è la mia moto
Ce ne sono molte come lei , ma questa è la mia moto..
Ecco perché ne ho bisogno….

lunedì 8 ottobre 2007

_20 metri verso il cielo

_
Mio figlio è andato via di casa da quasi un mese ormai ,
In effetti è a poco più di 20 metri da me ,
20 metri in verticale
20 metri più vicini al cielo
20 metri sopra la sua fantasia ,.
solo 20 metri ,pochi piani separano la sua vecchia cameretta
dal microscopico monolocale
che condivide con la sua compagna.

E ieri pomeriggio,Il resto della famiglia uscito per faccende,
io solo in casa seduto sulla vecchia poltrona di cuoio
nella penombra della sua ex-camera riflettevo su quanto vuoto lasci un figlio
nell’anima di un padre ,quando spicca il volo ,
e di quando ridicolo ti rendi a corrergli affianco,proteggendolo .
come a voler scacciare qualunque pericolo qualunque intoppo
possa intervenire nella sua vita.
Ma lui non ne ha bisogno e spesso chi ti osserva
Vede solo un povero vecchio
Che agita le braccia , nel vuoto ,
come uno spaventapasseri.

Separazione da un figlio,
La donna è già abituata a questo ,quando lo porta alla luce
Quando si separa da lui dopo nove mesi di vita condivisa .
Condivisa come io non potrò mai capire.
Ma io padre , no, non ero preparato ,
per nove mesi estraneo o poco più ho elemosinato frange di emozioni,
e dopo per tanti ,troppi , anni ho interpretato male quello
che nessuno mi ha insegnato .

E ora provo nostalgia di quel poco che ne ho goduto
E rimorso per quel tanto che ho tralasciato .
Mi bruciano le mani per le carezze che non gli ho fatto ,
mi lacrimano gli occhi per le volte che non l’ho guardato crescere.

Ma il tempo è passato ,e il Jack’s time è arrivato ,
sprofondato nella poltrona, avrei voluto chiamarlo al telefono,
ma non avrei saputo nemmeno come dirgli :ti voglio bene.
Pazienza quello che è perso è perso
E non ti laverai mai due volte nella stessa acqua.

Mi sono alzato ed affacciato alla finestra,il sole scendeva piano dietro le colline
nel cielo azzurro un uccello disegnava pigro cerchi sempre più ampi e lontani ,
mi sono accorto che stavo sorridendo
Ieri pomeriggio , lassù sul davanzale ho messo la testa sotto l’ala
e mi sono addormentato ,

Testa dura, non imparerò mai a vivere,
ma sono felice
di essere riuscito ad insegnarlo almeno .
Suerte

martedì 2 ottobre 2007

_Ottobre inizia di notte



Andare dove ci porta il cuore,
ed il cervello , dove lo metto?

All’alba,quando fuori dalla finestra il cielo passa dal blu cobalto al viola
Steso nel letto,le mani dietro la nuca resto sospeso là dove non è più sogno e non è ancora veglia
In quei pochi istanti vivo e cavalco seguendo il mio cuore
Scrollo dalle spalle le responsabilità ,i doveri di tutti i giorni,
dimentico gli impegni presi con il mondo e con me stesso ,
dimentico le esperienze sia buone che brutte,
ritorno indietro ,bambino , stupido ed innocente.
Me lo permetto solo all’alba ,
chè quando il sole mostra i contorni delle case
Come un vampiro ritorno nella grotta buia della mia anima.

E lì rimango chiuso per tutte le troppe ore della mia vita “normale”
Rido, parlo , mangio , lavoro e mi interfaccio con il mondo ,
ma lascio la guida al cervello,lui mi dice dove sì e dove no,
mi dice cosa è giusto e cosa è sbagliato
tutto all’interno di una matrice di rischio,
tutto calcolato tutto già vissuto ,
troppo da perdere per non starci più che attento .

Ma poi la sera,
la sera tardi quando tutti ormai dormono
mia figlia nel suo lettino, mia moglie su una poltrona davanti la tv
mio figlio abbracciato alla sua ragazza,
il mondo tutto laddove il mondo è fine di se stesso ,
la sera ,nel silenzio ,scendo piano giù nel box ,
tra orpelli e ciarpame lei è lì,mezza appoggiata al muro , chè lo spazio è sempre poco ,
e le bici e gli oggetti di tutti la spingono un poco indietro ,
la coprono un po’.

E’ brutta , è bella, ogni lato mi regala emozioni spesso contraddittorie,
e mi chiedo :
se è brutta perché la tengo , se è bella perché sono continuamente a cambiarla.
La risposta non ce l’ho, ecchissenfrega.

Ci parlo piano , ci giro intorno , in mano ho un vecchio straccio
sempre quello sempre più unto,
e strofino i vecchi cilindri come volessi tirarne fuori il genio di Aladino,
pulisco ciò che non si può pulire ,lucido un metallo che più sporco non si potrebbe,
,mi soffermo a cercare nuove prospettive mai viste,fissandola fino a che mi dolgono gli occhi.
E accarezzo piano le lettere sul serbatoio :El Puro Amor
E sale la voglia, prima pian piano ,e poi prepotente ,
e il tempo e il luogo scompaiono ,
vestito in modo approssimativo ,una tuta da meccanico sopra il vecchio pigiama logoro,
il casco a malapena allacciato ,le scarpe da tennis senza calzini,
silenziosamente la sfilo fuori dal box e punto l’anteriore lungo il corridoio malamente illuminato ,
un calcio al kick, due tre,lo sbuffo dai tubi è rumoroso e puzzolente
il suono però è caldo ,sembra la voce di un amico che non sentivo da tempo ,
abbasso l’aria ,non voglio svegliare tutto il condominio, più di quanto abbia già fatto ,
e poi mi piace far faticare ed ansimare quel vecchio cuore in ghisa,
due colpi piano al gas , il clack violento della prima
e piano piano scivolo nella notte

e sono tornato di nuovo lì dove il sonno sfuma nella veglia
di nuovo libero e sciocco,senza peso senza cervello
sopra il cuore che batte con un ritmo ansimante:
potato potato potato,
e poi il ritmo si rompe , la moto tossisce, sputacchia
dai tubi vengono fuori colpi di cannone degni di un 88 flak,
riduco ancora il gas,
il cuore tra cosce fa quasi fatica, non ce la fa,va ad un solo cilindro ,
mi fermo sotto un lampione ,
tocco faccio guardo , niente. Il cilindro posteriore ha deciso di non lavorare,
sarà il condensatore che ha tirato le cuoia ,penso .
Giro la ruota anteriore e mogio mogio mi avvio verso il box,
domani ci metterò mano
domani cambierò il condensatore ,
domani .
Magari con l’aiuto di una birra e del mio amico meccanico .

Scivolando nella notte ho spento il cervello
se non l’avessi fatto avrei comprato un Evo o avrei poggiato il culo su un V-Rod,

Ma quanto è bello seguire il proprio cuore là dove i sogni sbiadiscono verso la realtà
E allora Shovel forever
Effanculo al cervello

Suerte
Charro