Non è un forum, non è un portale o un sito è l' embrione di un progetto editoriale, un posto dove parlare delle nostre idee, dove organizzarsi per ralizzarle, e dove condividere con altri le emozioni che queste idee ci regalano.Se tutti i forum si fregiano del titolo di Bar Virtuali, questa realtà vuole essere un brutto garage in fondo al giardino, dove c'è un ferro vecchio, quattro amici e un frigo per le birre.E si parla di moto, di viaggi, di vita.E dove finisce un argomento e ne inizia un altro non è dato saperlo, chè la notte è lunga e quando la birra sarà finita arriverà il Jack-time.




giovedì 29 novembre 2007

_Aquilante

qualcuno forse ricordera’ il dialogo tra Brancaleone-Gassmann e la Morte, in cui la seconda da’ appuntamento al primo dicendo “Io saro’ la’ tra minuti dieci. Procedi” e Brancaleone risponde “Dieci minuti? Col caval mio Aquilante? Facimo in fra un’oretta…”.

Ho sempre pensato alla mia moto come ad una sorta di versione meccanica di Aquilante, la “mala bestia”, che andava sempre dove lui decideva e non dove il cavaliere voleva condurlo, e ci andava alla velocita’ a lui piu’ comoda, indipendentemente da quanta premura di arrivare avesse chi era in sella.

Eccola qui la mia moto. Con un avantreno che nessuno sano di mente usa da piu’ di mezzo secolo e con dei freni che andrebbero bene per una mountain bike.

Va detto che io ci ho messo del mio. Ho aggiunto un ape-hanger su una moto che stilisticamente richiederebbe una beach bar extra-larga. Ho messo i terminali turn-down, alla faccia di tutti quelli che continuano a dirmi “sai sulla tua ci vedrei meglio i fishtail”. Ho mischiato stili, epoche e soluzioni tecniche.

Insomma, se possibile l’ho resa ancora piu’ stramba, anacronistica e rattoppata di quanto gia’ fosse. Ed a me piace cosi’. Non e’ una show-bike e di sicuro non mi posso permettere pieghe ardite (quei cavolo di turn-down grattano che e’ un piacere!) o staccate sportive (capirai, col mio freno davanti e con la tenuta dell’avantreno…) pero’ mi porta dappertutto. Proprio come Aquilante che, recalcitrante, lento e testardo, porta Brancaleone fino in Terra Santa.

Forse l’unico “filo conduttore” del caval mio Aquilante, e’ quello di non avere un filo conduttore. Non c’e’ una precisa linea stilistica. Non e’ un chopper, ne’ un bobber, ne’ altro. Non e’ niente. E’ una moto e basta. Proprio come l’Aquilante del film, che per tutto il tempo resta solo un cavallo di cui non si capisce nemmeno il colore, figurarsi la razza.

mercoledì 28 novembre 2007

_V8 engine.................


Muscle car…..

Inevitabilmente , chi ama le Harley o le moto di “carattere” in genere , siano esse italiane , americane o giapponesi , chi ama , dicevo , questo tipo di moto , inevitabilmente prova una inspiegabile attrazione per le muscle car.
Non si capisce perfettamente , quale sia il detonatore che innesca questa esplosione .
Non si quale sia ma , forse , è questa esasperata passione per la meccanica pura .
Per la meccanica intesa come , capacità di mettere le mani su un motore.
Per la meccanica essenziale .
Per la chiarezza in cui si capisce un motore come è fatto .
Per l’imponenza di questi cofani a due piazze dove ci si dormirebbe senza problemi.

Dodge Charger , Ford mustang , Chevrolet Chevelle evocano , strade polverose e road bar sperduti.
Cosi come il sogno di libertà che si assapora in moto , faccia al vento , liberi da schiavitù comportamentali , alla stessa stregua ,una muscle a finestrini aperti e con una cassetta di Johnny Cash , evoca , dicevo , alla stessa maniera , la conseguente , meravigliosa , sensazione liberatoria.

Affrontare la strada casco jet e gilet smaniato , con il rombo delle trumpet nelle orecchie , non è dissimile dalla visione di noi stessi seduti al volante , gomito fuori dal finestrino , intenti a sorseggiare una birra mentre scrutiamo un orizzonte monotono e solitario e solitario , orizzonte scrutato attraverso le lenti dei ray ban.

Meccanica pure dunque . Ipertrofiche cilindrate dai consumi improponibili . Carrozzerie come transatlantici e come transatlantici altrettanto pesanti.
Design scarni , degli anni 60 e 70 . Essenziali , pur essendo quegli anni , anni di svolta nell’evoluzione dell’industrial desing.
Erano gli anni d’oro per tutto quello che era puro stile , dalle ville di Frank Lloyd Wright , alle opere di arredo urbano di Alvar Aalto e del Bauhaus berlinese.
Nelle auto e nelle moto , le migliori e affascinanti proposte di stile che , ancora adesso , difficilmente sono raggiungibili per impatto e innovazione.

Lo ammetto , non ho saputo resistere . Ho ceduto anch’io al fascino del V8 . Certo ho dovuto mixare possibilità e necessità ,non estremizzando il modello e le prestazioni , ma la sensazione di sedersi al volante , girare la chiavetta e sentire vibrare tutto l’abitacolo al primo colpo di gas , è una sensazione da far venire i brividi.
Stessa identica sensazione , che mi prende quando , dopo una decina di calci sento partire il mio pan , tossendo benzina deposta e svegliandosi da sonni in silenziosi garage. Stesso sorriso ebete a occhi chiusi , beandosi di una sinfonia di suoni cattivi , prodotta da strumenti musicali di una concezione molto diversa , da quella a cui siamo abitati.

Premere il gas e sentire dal cofano quel rombo inconfondibile che fa girare la testa ai passanti da un senso di potere a cui , anche noi comuni mortali lontani dalle competizioni della vita , non riusciamo a farne a meno.
Vedere il cofano vibrare è una sensazione che può provare solo chi è malato di meccanica , solo chi è maniaco dell’esagerazione , solo chi ancora riesce a fare a meno dell’elettronica e delle silenziosità da salotto delle auto moderne.

Deve essere questa mania di evadere .
Di idealizzare ed idealizzarsi in qualcosa e qualcuno che non siamo.
Dio volere trovare a tutti i costi una scusa , per rifugiarsi in luoghi senza tempo.
La moto come l’auto semplici macchine del tempo che ci proiettano indietro , non tanto temporalmente , ma sensazionalmente .
La moto e l’auto due universi paralleli dove scappare quando il mondo reale è troppo reale per essere vissuto.

lunedì 26 novembre 2007

_Consapevolezza



non volevo essere compreso
troppo "orso" ed egocentrico
per desiderare applausi o pacche sulle spalle.
Yamaha ,Honda,Bmw o Ural
sono solo semplici nomi ,
ma tanto quanto Harley Davidson.
L'idea di prendere un'altra marca
quello era ciò per cui invocavo coraggio.
Rinchiudersi dietro le sbarre fatte dalle lettere H e D
rende spesso prigionieri
in nome di ciò che chiamiamo libertà.
Mi dicevo :
se libertà è andare in moto , come può
esserlo chi non ci và?
e come può esserlo solo chi va su un certo "ferro"?
Perchè andare su uno scooter è meno "liberatorio"
che andare a cavallo di un vecchio bicilindrico ?
Perchè ?

E nel pensiero ho voluto ritrovare il desiderio
che da ragazzino mi faceva sbavare
dietro le moto di chi ,un lustro più grande di me,
aveva già la fortuna
di poterle cavalcare.
Una moto valeva l'altra
ed una era più bella e desiderabile di quella precedente,
semplicemente perchè erano:
MOTO ,
erano tutto ciò che io desideravo :
mettere il sedere su quel ferro
e correre su strade piene di curve e paesaggi,
Nel tempo il mio desiderio si è forse confuso
e la forma di quelle moto la tecnologia di quei motori
ha preso il posto nei ricordi
dell'oggetto stesso in quanto tale,
della moto come "mezzo" per realizzare semplicemente
il mio desiderio.

Ecco il coraggio cui pensavo mentre graffiavo lo schermo era questo :
il coraggio di tornare a pensare come facevo 30 anni fa ,
di tornare a sognare
non il ricordo di una giovinezza ormai passata
ma l'oggetto di un desiderio che ancora
oggi agita
i miei sogni
suerte













venerdì 23 novembre 2007

_Coraggio



si torna a parlare di moto
si torna a parlare di vecchi sogni
qualcuno mi ha tirato le orecchie
troppo miele sopra i tasti
troppa fuffa tra le righe.
ha ragione

i cicli si aprono
i cicli si chiudono

l’emozione di correre nel vento resta
e quando il sogno di farlo
diventa più importante
dell’azione

allora qualcosa non va
qualcosa non quadra
conterò fino a dieci
forse fino a cento
prima di acquistarla

ma non so perché oggi
mi sento più vicino a questa
che non al mio shovel

a cinquant’anni
devo ancora capire molte cose
di me stesso

mercoledì 21 novembre 2007

_Il cuore spaccato


L’amore
Come melassa calda cola sul cuore
sulle tue frattaglie confuse,
e soffia aria fresca nei tuoi polmoni.

Solo per pochi istanti
ma valgono una vita

E il pericardio non può reggere
e si spacca ,
come una cozza.

martedì 20 novembre 2007

_Serendipity


I nick che hanno riempito lo schermo
negli ultimi anni
sono scomparsi .
Scorro la lista ordinata per numero di messaggi
mi sembra di guardare un epitaffio.

La mia Spoon River

Dietro quei nomi c’erano carne e sangue
e idee ,tante.
Quelle persone sono ancora in giro
ma i loro avatar oramai sono vuoti graffi sullo schermo
come esoscheletri di pallidi coleotteri
ricoprono il video .

Ognuno sta vivendo avanti la sua vita
abbiamo deciso di non sognare più
di spegnere l’empatia ,abbassare il volume delle nostre anime

Parliamo di questo e di quello
ma le nostre voci non fanno più coro
ci siamo trovati per caso
per caso ci siamo persi
ora inseguiamo altre passioni percorriamo altre vie
per calli e campielli spingiamo la quotidianità

serendipità
torneremo a suonare insieme
forse no ,la musica è cambiata
ma le note
si sentono ancora.

lunedì 19 novembre 2007

_La pelle


La malavida
porta in sé la sua stessa nemesi
quando ne fai vestaglia
e ti camuffi al mondo
abbigliandoti
come un nero istrione.

E solo nel coraggio di lasciarla a terra
trovi la forza
di riprendere la via
per raccontare storie
per raccontarti vita.

Cambiare pelle come un grasso serpente
lasciarla lì appesa sullo schermo
a monito e totem di ciò che eri .

Come un vecchio metronomo
il tuo cuore batte oggi al ritmo di allora
lo strumento è il tuo
lascia che suoni
solo la tua musica

cambiare tutto del mondo
affinché nulla cambi
di te

venerdì 16 novembre 2007

_Il giogo



Il giogo del dubbio
Mi pesa sul collo
Cercare aiuto comporta dolore
Se smetti di spingere
Precipiti giù

Una nuvola bionda si riempie di pioggia
E mi fissa dall’alto dei cieli
L’asfalto nero
Spinge sotto i miei stivali e mi entra nell'anima

Oggi fa freddo
lascio il cuore nel box
non è ancora il momento
di tirarlo fuori

ci sono già abbastanza
cazzoni
in giro

_Ne abbiamo di strada da fare.........

Strada da fare……
Ho messo nella nostra RADIO SHOVEL , un vecchio pezzo di Nancy Sinatra “This boots are made for walking “ . questi stivali son fatti per camminare.
Ho messo questa trash track degli anni sessanta , per vari motivi : Rappresenta gli edonistici anni del rock , dei trip selvaggi ,dei run on the road , della presunta libertà.
Ma ho messo questo pezzo perché , gli ultimi avvenimenti dei giorni passati , mi hanno fatto pensare che noi , la razza umana , ne abbiamo ancora da fare tanta di strada……..!!!!

Dagli anni di quella canzone , circa 40 , ad oggi , a parte il contesto sociale e culturale , non è poi cambiato molto.
Io pensavo , mi illudevo , che la maturità dell’essere umano , il suo naturale evolversi , facesse tesoro dei suoi errori . Metabolizzasse tali errori e che prendesse , questi errori , come un punto di partenza per migliorarsi.

Invece così non è stato .
Invece così non è.

Oggi come allora , per molte cose , niente è cambiato , gli scenari non si sono evoluti .
Dopo 40 anni non abbiamo imparato niente.

Si muore come allora . Stupidamente .
Si muore sulla strada , seduti in un auto , magari mentre leggi il tuo giornale . Si muore sulla strada come Billy Bob in sella al suo chopper.
Billy Bob ucciso in nome di chi , si eleva a guardiano dei valori morali della società .
Billy Bob ucciso solo perché voleva essere libero .
Una morte forse più romantica dello stare seduto in una renault , ma sempre morte . E di fronte alla morte siamo tutti stupidamente uguali.

Si muore per niente .
Per fame , per sesso , per soldi .
Si muore e si uccide perché non sopportiamo la diversità . Non sopportiamo chi la pensa diversamente da noi.
Oggi come allora .
Oggi sono i rom , gli stranieri e la polizia
Allora erano i coloured , gli Hippy e sempre la polizia , unico denominatore comune.

Non sono un filosofo e non mi piace la retorica da bar.
Scrivo quando sono ispirato . Quando ho voglia di dire . Quando non ce la faccio più.
Scrivo perché ho paura . Perché non so dove stiamo andando . Perché non so dove sto andando.

E costruisco uno scudo , una fortezza intorno a me . Mi metto i paraocchi e mi concentro su me stesso , sulle poche cose che ho . Sulle poche persone che amo.
Chino su me stesso ….mi incammino …ne ho di strada da fare ….

lunedì 12 novembre 2007

_La passione


Cosa è la passione
Come si vive questo stato d’animo
Dove è segnato il suo confine con la mania.

Urliamo tutti contro l’omologazione,
seguire i nostri amori le nostre passioni
è un modo per sentirci unici e liberi.

Ma mentre urliamo così,
bovinamente come bestie al macello
ci stiamo consegnando al più stupido e qualunquista
inquadramento sociale.

Ieri l’ennesimo morto il cui cadavere avrà come sudario
un gonfalone di una squadra di calcio,
la storia delle trasferte vissute come brevi ,tragiche campagne militari
è lunga e segna morti tra tutti gli schieramenti.

Pace all’anima sua, ma non è di lui che voglio parlare,
ma di quello per cui alla fine è morto :la passione
la stessa forza che mi ha animato negli anni ,
fatto muovere come un burattino
come una vela gonfia di vento.

Io ho passione,
sono pieno di passioni ,le subisco ,le vivo ,mi ci ammalo ,
forse la principale è quella per la moto,
amo la moto in modo quasi fisico starei con il culo su una sella 25 ore al giorno.
Su di una moto ho dormito ,
su di una moto ho mangiato,
Su di una moto ho fatto l’amore.

La moto per me è pura magia,innamoramento continuo e violento .
Bene allora partirò dall’assioma:“nutro per la moto una insana PASSIONE”,
per scrivere qualcosa su tale modo di leggere la mia vita.
Perché la passione è anche questo :
un modo di vivere
un modo di affrontare ogni giorno che ti arriva a disposizione.

Sturm und Drang
Tuono e tempesta .

Così andrebbe vissuta la passione,
facendocene inzuppare le ossa.
Lasciando che ci infiammi i cuori rapida come una saetta
e poi si allontani piano ,sparendo umida dietro le montagne della razionalità.
Ma lasciandoci zuppi della emozioni che ci dispensato.
zuppi ,così che piano piano ci si asciughi
fino al prossimo diluvio.

Ma spesso la passione fa a botte con le nostre scelte di vita,
ed allora si accetta una versione edulcorata
la passione part-time.
E questa è più pericolosa, infida, spesso mortale.
Perché se una tempesta viene rinchiusa ,
costretta tra pareti rocciose di una gola montana,
diventa più forte e incontrollabile
e crea disastri difficilmente prevedibili.

Ed ecco allora che la passione diventa ottusa fede,
qualcosa da cui non si può trascendere,
e su cui non si vuole discutere.
Un credo integralista
per cui possiamo ,in quei pochi istanti di disponibilità,
morire combattere o uccidere.

Sturm und Drang

Ho provato le passioni più sfrenate,
violente devastanti ,ma esse si spengono ,
si “allumachiscono”non appena qualcuno o qualcosa
le vuole riconoscere ,incanalare in manufatti di perbenismo,
in logiche commerciali, in etichette su barattoli di marmellata
da supermercato.
Io non riesco a vivere una passione a mezzo servizio o tutto o nulla,
è sbagliato ? Forse sì.

Ma le passioni sono così irrazionali nel mio cuore
e così illeggibili nel mio cervello ,
Amare una donna anche se sai che non potrai vivere con lei un tramonto a Stellenbosch,
e contentarsi di rubare un bacio malupino,o di ricamare sogni onanistici .
Amare una moto anche se lei non ti porterà in giro per colline.
e tenere quel ferro in box come un grosso fermacarte.
Amare gli amici ,anche se non li vedi mai
e altro non sono altro che semplici conoscenti .

Non fa per me

Ho un serbatoio troppo piccolo per avere grande autonomia.
Il mio cuore ha bisogno di sogni per vivere,
Il mio orizzonte dista sempre poco dalla mia ruota

Se dimezzo la passione ottengo solo la parola
Passi ,
passi come quelli che mi porterebbero a seguire il gregge
come un corteo funebre .
non ne ho voglia
la passione è qualcosa che non si fa dipingere .

meglio non avere nulla che averne metà.

venerdì 9 novembre 2007

_Mavaffa.....

-Marietto mio, cazzarolaMi piacerebbe che mi scrivessi qualcosa di più bello ogni tanto.-

Una bella persona mi ha scritto questo poche ore fa,
e c’ha ragione ,
scrivo solo di malinconia e ogni mia parola gocciola tristezza.
Ci ho pensato a lungo ,
e credo che l’ottimismo , come anche l’entusiasmo
sia come una bottiglia di birra,
a furia di baciarne il collo si vuota e resta solo il vetro .

Ma ho capito anche che il mio essere triste e malinconico
è sempre stato legato alla speranza che le cose potessero cambiare
che chi mi chiama amico
sia il mio amico
che chi mi appella fratello
sia figlio della mia stessa madre.

E poi :fiat lux, e il mondo si illumina,
quando non hai più nulla da aspettarti
puoi anche smettere di essere spaventato
puoi fottertene
puoi alzare lo sguardo e urlare.

Ho aspettato abbastanza fuori dal bar
Ho perso molto del mio già poco tempo
Un calcio sul chick
Ora ho messo in moto
Potato potato

Non c’è più tempo per la malinconia
È ora di sgommare via
Di far cantare l’anima

Vorrei solo dire una cosa a chi così stupidamente
ha mancato l’appuntamento
Mavvaffanculo


Non serve mettere i nomi,
loro lo sanno già

lunedì 5 novembre 2007

_La pecora nera


Avevo voglia di capire,avevo voglia di spiegare
a me prima che a voi .
Ho sempre amato la moto ,ci sono andato
al freddo e al caldo,in mutande o in fresco di lana,
ci sono andato e basta
ed ora non ci vado più.

Lei è lì ferma nel box, orfana di attenzioni
Ed io non riesco nemmeno a metterci una mano su
Passata la “buriana”? , superata la crisi della mezza età?
Cambiato gusti?
Avevo voglia di capire
Perché avevo scelto un vecchio shovel?Fermo una volta sì ed una ancora?
Perché dipendeva da me,riuscivo a comprenderne il funzionamento ,
a risalire le logiche meccaniche che stanno dietro
quegli scoppi asincroni,
insomma mi sembrava di avere autonomia nella mia vita.

Autonomia
Non libertà
Perché questa è un qualcosa di sociale, qualcosa che riguarda gruppi etnici,popolazioni
ed il rapporto che hanno tra di loro .
No io bramavo autonomia,quella che in questi tempi non esiste più
Altri ,non noi decidono cosa dobbiamo comprare, quanto dobbiamo pagarlo,
decidono come deve andare la nostra vita
quello che dobbiamo vedere
come dobbiamo vestire, quello che per noi è giusto e quello che è sbagliato ,
ci governano e ci insultano .
Noi non abbiamo più autonomia,senza quasi rendercene conto
seguiamo il gregge ,e ci illudiamo spesso di essere la pecora nera,quella figa.

The black sheep,
ma se tutti si vestiranno da pecora nera,
non sarà libertà davanti ai miei occhi,
ma solo un gregge scuro invece che candido.

Gregge , ma forse il paragone non è giusto ,sono parte del popolo bove
chino la testa ,curvo le spalle e cammino un passo avanti l’altro ,
aspettando di vivere domani ,mentre l’oggi è già dovere .

ecco volevo uscire da questo ingranaggio
guardare da fuori la politica, il marketing, il politically correct,
perché ero contro,
perché vedevo che anche chi faceva del contro la sua bandiera,
era più vecchio e reazionario di coloro stessi che combatteva,
il gattopardo è un animale che non rischia l’estinzione.

Allora la mia vecchia moto,
allora le serate passate insieme a lei in officina
il jack, la birra ,momenti di pensiero fatto ghisa

e poi ti accorgi che proprio lei è il tuo più grande vincolo,
perché ti lega a simboli e situazioni
che sono di maniera,
che sono vecchie.
Ti lega e vincola , perché ti costringe a sottostare
A chi o cosa
Non vorresti più,

Allora un poco la detesti
E aneli qualcosa di meno personalizzato , di meno umano ,
qualcosa che sia una banale macchina
e non una parte di te,

la detesti o forse detesti solo te stesso
perché l’hai usata male
perché le hai dato un anima
ma quell’anima era solo la tua
che cercava
un piccolo rifugio dal mondo.

Ma quel rifugio non esiste,
e forse è il caso
di salpare le gomene.